25 Aprile 2024
Italia

Da Pisa parte un viaggio immaginifico fra i versi della Commedia

Ci sono viaggi che si possono fare con la mente, soprattutto sulle tracce del grande passato. Un viaggio immaginifico fra i versi della Commedia che dalla città di Pisa approderà, nei prossimi mesi, a Belgrado, Atene, Praga, Mosca, Madrid e Londra nella speranza di proseguire fino agli USA. Quello dell’artista britannico Tom Phillips è il nome che collega due importanti mostre protagoniste dell’anno dantesco, entrambe curate dal toscano Giorgio Bacci, associato di storia dell’arte contemporanea presso l’ateneo di Firenze, con i contributi critici di dantisti illustri come Alberto Casadei e Marcello Ciccuto.

La prima, inaugurazione il 24 marzo a Palazzo Blu a Pisa, è una monografica dedicata proprio a Phillips, e presenterà per la prima volta al pubblico, almeno fino all’estate, tutte le 139 incisioni originali del “Dante’s Inferno” pubblicato nel 1983 per la Talfourd Press. La seconda, dal titolo ” Dante ipermoderno”, è invece un’esposizione itinerante promossa dal ministero degli Affari esteri che, in partenza ad aprile dalla capitale serba, toccherà i principali Istituti italiani di cultura in Europa. Vedrà Phillips protagonista insieme ad altri quattro artisti contemporanei (la tedesca Monika Beisner e gli italiani Paolo Barbieri, Emiliano Ponzi e Mimmo Paladino) di una ricognizione fra i contributi più originali e affascinanti dell’arte di oggi nella raffigurazione visiva dei versi dell’Alighieri, attraverso una pluralità di tecniche e linguaggi.

In ” Dante ipermoderno” si passa, spiega Bacci, “da un’interpretazione filologica come quella di Beisner, che lavora con tempera all’uovo su carta richiamandosi alle miniature di Giovanni di Paolo, a quella, personalissima, di Paladino, per il quale il testo di Dante funziona come spunto immaginativo per un viaggio artistico dagli esiti inaspettati. E poi c’è l’Inferno rappresentato in chiave fantasy da Barbieri che, partendo dalle incisioni di Gustave Doré, ne stravolge l’immaginario attingendo a un sincretismo di fonti sorprendente, da sensualissimi nudi di matrice ottocentesca a copertine di dischi heavy metal. E ancora le immagini di Ponzi, che sintetizzano al massimo il testo rendendolo portatore di messaggi assoluti, universali”.

Ma è soprattutto in Phillips, capace di muoversi con eccezionale maestria fra pittura, scultura e incisione, che il gioco di cortocircuiti fra personale e universale, interpretazione dantesca e attitudine postmoderna si fa talmente intricato da dare origine a opere uniche nel loro genere. “È affascinante – sottolinea ancora Bacci – la sua capacità di unire la propria esperienza artistica e biografica con la rilettura del testo dantesco, come se le due vicende si incrociassero”.

Nelle incisioni in mostra a Pisa compaiono ritagli di testo tratti dal progetto ” Humument”, un libro d’artista work in progress, il cui titolo è a propria volta una contrazione del romanzo vittoriano ” A human document” di W. H. Mallock (1892), che rappresenta per Phillips una sorta di diario in aggiornamento da oltre mezzo secolo, fatto di continui ripensamenti. Ancora, nel frontespizio dell’Inferno in mostra sempre a Pisa, il Dante immortalato nel suo studio – raffigurazione ispirata al celebre affresco di Signorelli a Orvieto – ha le mani dell’artista stesso, in una specie di autoproiezione nei panni del poeta, ma altri elementi rimandano a riferimenti completamente diversi, come uno spunzone di roccia preso in prestito dalla copertina di una rivista pornografica. Le mostre sono accompagnate da due cataloghi pubblicati rispettivamente da Fondazione Memofonte S. p. e. s. (” Dante ipermoderno”) e Ets ( la monografica a Palazzo Blu).