Dal jeans strappato al pensiero spento, il potere silenzioso del conformismo
“Tutti fanno così e anch’io” – una sorta di conformismo, come a dire: ” siccome Lo fanno tutti, quindi lo faccio anch’io per non essere fuori da mode mai condivisi ma assimilate per induzione.”
“Lo fanno tutti” modus dicendi per giustificare un comportamento, come a dire “se lo fanno tutti, allora è accettabile”, normale, giusto da fare. Che dal punto di vista antropologico presenta letture sociali e politiche che mirano ad una sorta di omologazione di massa che apre riflessioni molto profonde su cultura, potere e identità.
Ce tutta una tendenza ad imitare quanto viene propinato dai mass media, dalla società di consumi, da mode effimere e fluide (ne parlava tanto lo stesso Pasolini). Si copiano apparenze che provengono da non-culture facendole passare per nuovi cambiamenti sociali: taglio di capelli asimmetrici, jeans strappati, bere in gruppo bottiglie di birra per poi romperne più possibili quasi a maturare i punti per un’altra bevuta gratis.
“lo fanno tutti” può essere un modo per invocare una norma interna a un gruppo sociale o accademico. In questo senso, l’azione è vista come “normale” o legittima perché culturalmente condivisa. L’antropologia, però, insegna anche a non confondere la descrizione di un fenomeno con la sua giustificazione morale. Il fatto che una cosa sia comune non significa che sia automaticamente giusta. E principalmente non per forza i costumi di un luogo possono essere obbligatoriamente condivisi in altri posti da altri giovani e meno giovani.
Il sociologo e filosofo Paul Michel Foucault (1926-1984) e altri teorici influenti hanno mostrato come certi comportamenti diventino “normali” attraverso pratiche discorsive e istituzionali. Dire “lo fanno tutti” è anche un atto di potere: trasforma un comportamento specifico in qualcosa di apparentemente neutro o inevitabile. La frase può essere vista come una strategia per disinnescare la critica, naturalizzando una pratica che magari andrebbe discussa o messa in questione. a questa lettura si innesta un filone più recente, come quello esplorato da James Laidlaw dell’Università di Edinburgh, che da tempo si interessa su come le persone riflettono moralmente sulle loro azioni. Anche all’interno di un gruppo, non tutto è automatico: c’è sempre spazio per la scelta, il dubbio, il dissenso. Giustificare qualcosa con “lo fanno tutti” è un modo per evitare una riflessione etica più profonda. L’antropologia dell’etica invita invece a chiedersi perché lo si fa, e quali alternative potrebbero esserci. In sintesi, nel contesto antropologico, dire “lo fanno tutti” è un’affermazione interessante da analizzare, ma non sufficiente a giustificare un comportamento. È il punto di partenza per interrogarsi su norme, potere, consenso e moralità, non un punto d’arrivo. Così fan tutte di Mozart docet!