I laburisti innestano la retromarcia: Gran Bretagna pronta a tornare in Unione Europea
Sono trascorsi 6 anni dal 2017 quando gli inglesi, attraverso il referendum, si erano già espressi a favore della Brexit. L’ex premier Tony Blair ora lavora al suo ritorno. “L’uscita totale dall’Europa, non solo dalla Ue ma anche dal mercato comune, sarebbe una tragedia. Sono determinato a impedirlo. Come? Resta da vedere”. Tanti premier britannici, lasciata Downing Street, si sono ritirati dalla scena politica. Non Blair.
Keir Starmer, dal 2020 capo del partito laburista, è impegnato in una “riabilitazione” della figura di Blair, ancora poco digerita dalla sinistra più estrema. Secondo molti l’ex premier sarebbe già un ghostwriter dell’attuale capo Labour e un futuro governo Starmer sarebbe destinato ad avere una forte impronta “blairiana”, evidente già nella selezione dei parlamentari laburisti. Hamish Falconer, ad esempio, figlio di Charlie, ex Lord Cancelliere di Blair, è stato mandato a vincere facile a Lincoln. Il ruolo di Blair sarebbe da delineare ma fonti a lui vicine assicurano che abbia già ripreso un’usanza storica dei tempi della sua leadership, quella di mandare, la domenica sera, lunghi promemoria settimanali ai suoi Labour più fedeli.
Un ritorno attivo di Tony Blair sarà legato al riavvicinamento all’Ue. Un recente sondaggio ha mostrato come la volontà di rientrare nel blocco continentale sia cresciuta negli ultimi 5 anni, sino a raggiungere quest’anno il valore massimo ovvero il 56% dei britannici vorrebbe un nuovo referendum per tornare nell’Ue, quattro punti percentuali in più del sondaggio precedente. “Una generazione futura riporterà la Gran Bretagna in Europa” ha assicurato Blair in una recente intervista alla rivista New Statesman.