20 Aprile 2024
Economia

Allarme di Confai Bergamo alla luce di una recente indagine Ismea

“La natura multifattoriale della crisi in corso nel settore primario rende difficile prevedere scenari migliori, per lo meno in una prospettiva a corto e medio raggio”. È quanto ha affermato il presidente di Confai Bergamo e Confai Lombardia, Leonardo Bolis, commentando i dati emersi da una recente indagine Ismea sui livelli di fiducia manifestati dalle imprese agricole e agroalimentari, risultati più bassi persino rispetto ai primi due trimestri del 2020 in corrispondenza degli inizi e della fase acuta della pandemia. Il quadro a tinte fosche presentato dall’Istituto di servizi per il mercato agricolo riguarda principalmente la zootecnia da carne e da latte e il comparto dei seminativi, alle prese con molteplici criticità in termini di costi di produzione, approvvigionamento di materie prime, condizioni meteorologiche avverse e difficoltà nel reperire personale specializzato.

“Il rapporto di Ismea fotografa una realtà che coincide pienamente con la situazione che stanno vivendo l’agricoltura bergamasca e lombarda – conferma il segretario provinciale di Confai Bergamo, Enzo Cattaneo -. Le aziende più reattive hanno iniziato da qualche tempo a modificare alcune scelte gestionali, a variare le razioni alimentari e a razionalizzare le operazioni colturali, spesso rivolgendosi alle imprese agromeccaniche al fine di contenere i costi generali di produzione. Ad ogni modo, la maggioranza delle aziende agricole si trova in un forte stato di sofferenza dal punto di vista organizzativo e finanziario e si sta rassegnando a chiudere anche questo primo semestre del 2022 con un segno negativo”.

Neppure la notizia della definizione dei riparti a livello regionale dei fondi della prossima politica agricola comune – 16 miliardi di euro nel periodo 2023-2027 per l’insieme dell’agricoltura italiana – sembra portare motivi di sollievo rispetto alla congiuntura in corso. “L’avvicinarsi dell’inizio della prossima politica europea per il settore primario è senz’altro un fatto di tutto rilievo – conclude Cattaneo -, ma che non inciderà, se non a lungo termine, sulle prospettive di un’agricoltura in sofferenza, che necessita di interventi istituzionali immediati per poter gestire una transizione dominata da una totale incertezza”.