I ponti di Londra necessitano di interventi: lavori di restauro in corso
Bisogna mettere mano alle infrrastrutture londinesi. Mentre la City si svuota, i cantieri si moltiplicano. L’Hammersmith Bridge, il ponte che collega il quartiere omonimo a nord del Tamigi con quello di Barnes a sud, è chiuso perché rischia di crollare. Altri due ponti sul fiume, il London Bridge e il Vauxhall Bridge, sono chiusi per lavori di restauro. Anche il Tower Bridge, il ponte più famoso della capitale, che si apre per permettere il passaggio delle navi, ha dovuto di recente chiudere per due giorni a causa di un guasto meccanico che, dopo il transito di un’imbarcazione, aveva lasciato aperti e sospesi i suoi ponti levatoi.
Le infrastrutture del Regno Unito cadono a pezzi. Molte necessitano di continue riparazioni. Ma fra il decennio di austerità seguito alla grande crisi finanziaria del 2008 e la peggiore recessione del dopoguerra innescata dalla pandemia, non ci sono i soldi.
Restaurare l’Hammersmith Bridge costerebbe 140 milioni di sterline. Effettuare almeno una riparazione parziale, che consenta a pedoni e ciclisti di continuare a usarlo, costerebbe meno della metà, ma non ci sono fondi pubblici nemmeno per quello. Le condizioni del ponte sono così allarmanti che le autorità sono state costrette a proibire anche il traffico marittimo sottostante. Pertanto quest’anno non potrà esserci, non sul percorso tradizionale, nemmeno la storica regata Oxford-Cambridge, in cui si sfidano i vogatori delle due più prestigiose università nazionali, che passava sotto le volte dell’Hammersmith.
I londinesi protestano, specie quelli che abitano nei due quartieri separati dal ponte. Nel 1967 il vecchio e cadente London Bridge fu venduto ad un miliardario americano, che lo smontò pezzo per pezzo e lo ha ricostruito nel deserto dell’Arizona come attrazione turistica. Forse bisognerebbe trovare un cliente analogo per l’Hammersmith Bridge…