Nella gioia e nella cattiva sorte
Mi ha profondamente commosso l’immagine di Carla Bruni che, l’altra mattina, ha accompagnato Nicolas Sarkozy in carcere, stringendogli la mano come a voler dire: “Non sei solo. Non lo sarai mai.”
C’è qualcosa di immensamente umano, di tenero e solenne in quel gesto silenzioso: l’amore che resiste, che non arretra nemmeno davanti all’umiliazione, alla vergogna, al dolore.
È questo il senso più alto del matrimonio, quando le parole “nella buona e nella cattiva sorte” smettono di essere formule dette sull’altare e diventano carne, presenza, fedeltà.
In un tempo in cui basta una crisi, un conto svuotato, un titolo sui giornali per mettere fine a tutto, quell’immagine va controvento.
In momenti così, troppe volte si assiste a un fuggi-fuggi generale, mogli che si dileguano, famiglie che si dissolvono.
E invece lei era lì. Con lui. Per lui.
Un gesto che vale più di mille dichiarazioni d’amore. Un gesto che fa riflettere, che consola, che commuove. Un gesto che oggi sembra rivoluzionario.