20 Aprile 2024
Italia

Alla scoperta del Museo ornitologico – naturalistico “Silvio Bambini” a Pietralunga

Ubicata sul fianco nord-est dell’Alta Valle del Tevere, Pietralunga occupa la parte terminale di un crinale collinare a ridosso dell’Appennino umbro-marchigiano. È circondata da colline ricoperte di boschi che degradano in ampie vallate verdeggianti. Nonostante l’aspetto tipicamente medievale del centro storico, con i suoi stretti vicoli convergenti verso un’unica piazza sulla quale si affacciano i palazzi, le chiese, i conventi e l’ex ospedale, Pietralunga vanta origini preistoriche, come testimoniano numerosi reperti archeologici conservati al Museo Archeologico di Perugia tra i quali il “Flauto su tibia umana” e alcuni “castellieri” sparsi nel territorio. Il primo insediamento urbano, col nome di “Tufi”, si riconduce tuttavia al popolo umbro, nel periodo in cui si svolgevano i riti descritti nelle Tavole Eugubine del III secolo a.C. che conservano il più lungo testo redatto in lingua umbra e la più estesa descrizione di riti religiosi appartenenti al mondo occidentale antico. Del periodo romano rimangono antiche villae, ovvero complessi di edifici costituenti una sorta di azienda agricola dell’epoca, acquedotti e strade, tra le quali un diverticulum (diramazione) della via consolare Flaminia che la collegava alla Valle del Tevere.

Di questa diramazione sono tuttora ben visibili tratti completamente rivestiti con grosse pietre calcaree dette basoli. Nel territorio di Pietralunga la diffusione del cristianesimo è legata alle vicende di san Crescenziano. Legionario romano che portò in questi territori la nuova dottrina, Crescenziano, secondo la leggenda sacra, uccise, alle porte di Città di Castello, il drago che imperversava in questi luoghi. Durante le persecuzioni cristiane operate da Diocleziano, Crescenziano venne decapitato e sepolto nel luogo ove oggi sorge la pieve de’ Saddi, la chiesa più antica dell’area, edificata nel V secolo d.C. sulle vestigia di un tempio romano per conservare la salma del martire. All’interno della chiesa un bassorilievo dell’VIII secolo raffigura il santo nell’atto di uccidere il drago. L’insediamento romano, costruito a valle, fu abbandonato in seguito alle invasioni barbariche e la città ricostruita nel VIVII secolo sull’odierno colle col nome di Plebs Tuphiae. Allo stesso periodo storico si fa risalire l’inizio della costruzione della pieve di Santa Maria e della rocca longobarda pentagonale. Nel corso del tempo il territorio di Pietralunga divenne molto florido e popolato, grazie ai suoi ricchi pascoli che gli fecero attribuire il nome di Pratalonga, tanto da divenire libero Comune dall’ XI al XIV secolo ed essere così dotata degli Statuti e del Catasto. Allo scadere del XIV secolo Pietralunga si alleava e si sottometteva a Città di Castello, diventandone parte integrante del territorio. Da allora in poi la sua storia procedette in parallelo con quella della città maggiore che provvedeva ad inviarvi, periodicamente, un capitano con pieni poteri nell’amministrazione della cosa pubblica. Questa situazione perdurò fino al 1817, anno in cui Pietralunga venne elevata al grado di Comune. Dal 1860 seguì le vicende del Regno d’Italia. Pietralunga partecipò con i suoi oltre 100 caduti alla prima guerra mondiale e, nella seconda, dopo l’8 settembre 1943, con la costituzione della Brigata Proletaria d’Urto San Faustino, diveniva il centro operativo della resistenza nell’alta Umbria: per questo motivo è l’unico Comune umbro decorato con medaglia al valor militare. L’abitato medievale è costruito intorno alla rocca longobarda , risalente all’VIII secolo, come il borgo e le mura di cinta che caratterizzano ancora oggi la città. La rocca, nonostante le successive modifiche, conserva inalterata la caratteristica base pentagonale. Delle tre porte antiche l’unica rimasta intatta è la porta del Cassino, sul cui lato sinistro una lapide posta nel XVI secolo ne ricorda il restauro assieme alle mura castellane. Di particolare interesse sono la pieve urbana di Santa Maria , risalente all’VIII-IX secolo, che possiede un pregevole portale romanico, e la pieve extraurbana, odierno santuario della Madonna dei Rimedi.

Fonte: umbriatourism.it