27 Aprile 2024
Svizzera

Il castello di Chillon è uno dei monumenti simbolo della Svizzera

È uno dei monumenti simbolo della Svizzera. Si tratta del castello di Chillon sul Lago Lemano. Qui abita Olivier Etter, il suo custode è l’unico inquilino del castello. Adagiato sulle rive del Lago Lemano, deve la sua fama al poema di Lord Byron Il prigioniero di Chillon. Questa opera letteraria si ispira a un personaggio reale, François Bonivard, la cui vita fu degna di un romanzo.

È nel sottosuolo che si concentrano i turisti dal momento che in questo sotterraneo si situa la cornice del famoso poema di Lord Byron (1788-1824), Il prigioniero di Chillon. I due personaggi ritratti nel riquadro sono lo scrittore inglese e François Bonivard (1493-1570), il carcerato che l’ha ispirato. È in questo luogo che François Bonivard è stato rinchiuso per 4 anni. Esiliato a causa di un divorzio che ha suscitato scandalo, Lord Byron giunge nella zona del Lemano nel 1816. Era diretto in Italia ma si è innamorato della regione e alla fine c’è rimasto sei mesi. Ha visitato il maniero con un gendarme un po’ sbronzo che gli ha raccontato la storia del prigioniero. In quell’epoca il castello era già conosciuto. È in questo contesto che Jean-Jacques Rousseau (1712-1778) aveva fatto morire l’eroina del suo romanzo Giulia o la nuova Eloisa. Ispirato per il posto e per la storia del detenuto Lord Byron si convince a scrivere il lungo poema intitolato Il prigioniero di Chillon. Questo testo, scritto in prima persona, descrive i sentimenti del prigioniero rapportati alla sua situazione detentiva. La sua condizione gli diviene così familiare che lascia a malincuore la sua cella al momento della liberazione.

Il prigioniero di Lord Byron, presentato come un eroe della libertà contrapposta alla tirannia, diventa un personaggio romantico per eccellenza. Il poema incontra un successo enorme, circostanza che conferisce una nomea internazionale a Chillon. La regione diventa anche una tappa obbligata del Grand Tour che i giovani aristocratici britannici effettuano nel continente. Il carcerato realmente vissuto è un nobile savoiardo chiamato François Bonivard. In quel tempo il Ducato di Savoia estende il suo dominio su tutto il Lemano, da Ginevra a Chillon, così come sul territorio dell’attuale Canton Vaud, ad eccezione della regione di Aigle, caduta in mani bernesi nel 1475. Proveniente da una famiglia strettamente legata alla corte della Savoia, François Bonivard succede a suo zio nella carica di priore di Saint-Victor a Ginevra, ubicata all’epoca nel posto dove oggi sorge una chiesa russa. Fu per lui l’inizio dei problemi. Il priorato generava importanti profitti e possedeva molte terre, aspetti che hanno finito per attirare le brame del duca di Savoia. François Bonivard è favorevole all’indipendenza di Ginevra e vicino al partito degli Eidgenots che predica l’avvicinamento ai confederati svizzeri. Non volendo rinunciare ai suoi diritti di priore François Bonivard finisce in galera. Dopo una prima carcerazione nell’attuale dipartimento di Ain viene nuovamente catturato nel 1530 e rinchiuso nel castello di Chillon. Viene poi liberato nel 1536 in seguito alla conquista del Pays de Vaud da parte delle truppe bernesi e trasferito a Ginevra.

La sua detenzione a Chillon è divisa in due periodi distinti. Nei primi due anni la sua condizione nobiliare gli assicura alcuni riguardi. È rinchiuso in due vani negli appartamenti del castello. Ma visto che il duca riteneva le sue condizioni detentive clementi, passa i successivi 4 anni nei sotterranei visitati oggi dai turisti.
Quando descriverà più tardi per iscritti la sua situazione di carcerato, Bonivard dirà di avere lasciato tracce nel pavimento a furia di girare in tondo nella sua cella. Tuttavia non esistono conferme. Quando sono stati condotti per la prima volta degli scavi nel castello, alla fine del XIX secolo, non è stata trovata alcuna traccia di questo famoso cammino. L’archeologo che ha effettuato i rilievi ha dovuto peraltro giustificarsi con il governo vodese, irritato per veder confutato il mito del prigioniero.

La storia di François Bonivard non finisce con la sua scarcerazione. Nei successivi trent’anni trascorsi a Ginevra la sua vita resta movimentata. La città ha conquistato l’indipendenza ed è passata nel campo della Riforma. In questa situazione è impossibile per lui riottenere la carica di priore. Bonivard si converte al protestantesimo, anche se lo fa con scarsa convinzione. In qualità di eroe dell’indipendenza ha diritto alla riconoscenza della città. Le autorità gli attribuiscono una rendita per compensare alla perdita della sua carica e gli conferiscono la redazione delle Chroniques de Genève, la composizione scritta di una storia della città. Ancora una volta Bonivard mostra tutto il suo carattere particolare. Scritte in modo libero, le sue Cronache non piacciono alle autorità che rinunciano alla loro pubblicazione e il manoscritto va perso. Se le si può leggere ancora oggi lo si deve allo stesso Bonivard che ne aveva conservata una copia personale. Una volta spretato il vecchio prelato conduce una vita movimentata. Sposato quattro volte deve rispondere di libertinaggio nella puritana Ginevra calvinista. In più la sua quarta moglie viene condannata a essere annegata per adulterio commesso con un domestico. La reclusione che ha ispirato Il prigioniero di Chillon alla fine non è che un episodio di sei anni nel mezzo di una lunga vita fatta di avvenimenti degni di un eroe di un romanzo.

Il Castello di Chillon si trova su uno stretto passaggio tra il Lago Lemano e la montagna, l’area di Chatillon è un punto strategico sulla strada che conduce in Italia. Alcuni scavi archeologici attestano l’occupazione della zona già dopo l’età del bronzo. La prima menzione del castello risale all’anno 1150. Posizionato sulla via dei commerci diretta in Italia attraverso il Gran San Bernardo, conosce un periodo d’oro ma declina a cavallo del XIV secolo, quando il Ducato di Savoia si riposiziona a livello amministrativo attorno a Chambéry. Il declino del Gran San Bernardo a favore dei passi alpini che si trovano più a sud accentua la marginalizzazione di Chillon. Sotto il dominio bernese (1536-1798) il castello svolge soprattutto la funzione di fortezza, arsenale e di prigione. Proprietà del Canton Vaud dal 1803 viene restaurato alla fine del XIX secolo e accoglie i visitatori dal 1896.