16 Aprile 2024
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Alla scoperta di Alberobello e i trulli patrimonio dell’Unesco

Una delle meraviglie dell’Italia è Alberobello e i trulli, patrimonio dell’Unesco. I trulli sono costruzioni uniche al mondo. Anche se esiste un collegamento con i bories francesi, i nuraghi sardi e costruzioni analoghe in Africa, Turchia e Spagna. Dal 1996, l’Unesco li ha dichiarati patrimonio dell’umanità.

Alberobello e i trulli: la storia

Nel trullo si riscontra lo schema della tomba micenea. Quindi i trulli devono la loro architettura al Vicino Oriente. Gli Elleni e i Fenici in Puglia costruirono strutture megalitiche come i dolmen e microlitiche come i trulli. Gli autoctoni della Murgia hanno continuato la costruzione dei trulli grazie al sottosuolo delle campagne pugliesi generoso di calcare stratificato. Questa è la pietra necessaria per erigere i trulli. Pastori e contadini li utilizzavano solo per ricoverare attrezzi o bestiame. Poi li hanno adattati alle loro esigenze trasformandoli in abitazioni con diversi ambienti.

Il trullo e la diffusione

Il più antico si trova in contrada Marziolla a Locorotondo. I trulli si diffusero durante il Feudalesimo.
Nel 1481, il feudo dei duchi Caracciolo di Martina Franca passò ai Conti Acquaviva di Conversano e l’area boscosa di Alberobello subì un’improvvisa urbanizzazione. I nuovi signori incentivarono l’insediamento dei contadini concedendo benefici e incentivi.

I trulli di Alberobello sono stati costruiti con muri a secco. I Conti di Conversano infatti vietarono l’impiego di legami idraulici quale la malta e imposero che i trulli fossero eretti a secco secondo la tecnica della pietra a incastro. Lo scopo era poterli demolire in caso d’ispezione da parte degli emissari del viceré del Regno di Napoli. Al tempo vigeva l’editto Pragmatica de Baronibus che stabiliva l’autorizzazione regia e il pagamento di una tassa per ogni nuova costruzione.

Giangirolamo II Acquaviva d’Aragona, Conte di Conversano, mirava a fare della Selva (il nome di Alberobello prima dell’indipendenza) un feudo indipendente dal regno centrale di Napoli. Per non pagare le rendite, obbligò i sudditi alla costruzione a secco. In caso di controllo faceva legare un cappio intorno al pinnacolo e il trullo crollava a causa dell’assenza di malta. Il contadino doveva fare e disfare il trullo in occasione delle verifiche ma al Conte Acquaviva pagava comunque tutti i tributi. Il villaggio fu abusivo fino al 1797, quando i 3500 abitanti si ribellarono al giogo feudale.

Come sono costruiti i trulli

I maestri trullari ancora in attività sono pochi. Essi sono in grado di costruire un trullo secondo l’antica usanza. Prima si scava per terra e si forma un cerchio o un quadrato. In seguito si procede con il pozzo che deve raccogliere l’acqua piovana. Poi si dispongono le pietre calcaree in modo circolare. Man mano che si sale la costruzione si restringe prendendo la forma di un cono. La copertura è formata da una pietra cilindrica, una a forma di scodella e una a sfera.

Essa termina con un pinnacolo. Il significato del pinnacolo è un mistero. Alcuni sostengono che avesse poteri magici, altri che fosse un semplice ornamento, altri ancora che fosse un simbolo imposto dai Signori feudali. I trulli sono freschi d’estate e caldi d’inverno. I trulli sono motivo di grande orgoglio per i pugliesi.

I simboli sul trullo: i significati

Ci sono trulli di ispirazione ebraica. Due triangoli incastrati sono il sigillo Salomonis per indicare il passaggio ebraico. Il candelabro a sette braccia cristiano indica i sette sacramenti. Invece il candelabro a sette braccia alternate simboleggia la preghiera a Dio. La croce svastica sta per la ciclicità della vita.

Il secondo gruppo racchiude gli elementi zodiacali e astrali. I tre cerchi concentrici per il Sole, la croce equilatera per la luna, una specie di L con una freccia per indicare Giove. Questi segni sono considerati di buon auspicio per gli abitanti del trullo.

Sono molto comuni anche i simboli cristiani: la croce di Cristo, la croce con gocce di sangue metafora di martirio e il cuore trafitto per la Madonna dell’Addolorata. Ci sono anche segni apotropaici pagani per venerare le divinità ai fini del raccolto. Ci sono quelli di natura scaramantica: le forbici aperte come portafortuna e il classico ferro di cavallo contro il malocchio. I simboli sono presenti sui trulli di Alberobello e di tutta la Murgia.

Il Trullo Sovrano: il simbolo di Alberobello

Fu edificato tra il 1775 e il 1780 a nord di Alberobello. Il toponimo sovrano fu coniato dal Notarnicola per sottolineare che era l’unico trullo dotato di un piano sopraelevato. La cupola è alta 14 metri, una misura straordinaria per l’edificazione a secco. Il committente fu il sacerdote Cataldo Perta. Era chiamato anche Corte di Papa Cataldo.

Il trullo sovrano nel 1785 ospitò le reliquie dei Santissimi Medici Cosma e Damiano e fra il 1823 e il 1837 fu sede della Confraternita del Santissimo Sacramento. La porta di ingresso è incorniciata da un arco e sulla parete sinistra si trova un lungo gradino che consentiva l’ingresso ai cavalli. L’interno si compone di 12 piccoli coni e di una scala in muratura per accedere al piano superiore. La cupola è sorretta da quattro possenti archi. Inoltre le mura nascondono armadi a muri e stipetti. Ogni giorno una guida mostra gli interni dove sono stati collocati mobili, corredo e utensili antichi. Il Trullo Sovrano è monumento nazionale dal 1930.

Il Trullo Siamese e i mille trulli

Il Rione Monti è formato da 1030 trulli. Sono 1500 in tutta Alberobello. Tra questi c’è il trullo Siamese. È detto così perché presenta una doppia facciata, un doppio pinnacolo, un unico focolare vicino all’uscio e nessuna finestra. Secondo l’iscrizione epigrafica sulla facciata il trullo Siamese risalirebbe al 1400. Quindi sarebbe uno dei più antichi di Alberobello.

Ha due cupole unite al centro, su una spicca un abbaino, sull’altra il simbolo del sole. Dal trullo si vedono via Monte Nero e via Monte Pasubio. Il trullo Siamese nasce da una storia d’amore. I due fratelli si innamorarono della stessa donna. Secondo la leggenda, la fanciulla era la promessa sposa del primogenito, ma si innamorò del fratello più piccolo. I tre iniziarono a vivere sotto lo stesso tetto, ma ben presto la convivenza divenne impossibile. Il fratello maggiore, forte del diritto di primogenitura tentò di cacciare i due amanti. Il minore si ribellò facendo valere i diritti ereditari. La vicenda si concluse con il trullo diviso a metà e un secondo ingresso sul retro. Oggi ospita un negozio di souvenir e artigianato locale.