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Trip therapy a Santiago di Compostela

E’ una tenenza sempre più diffusa che associa benessere e viaggi. E’ la trip therapy ed è il viaggio inteso come riappropriazione di sé e rinascita interiore. Si concretizza mediante la meditazione o il semplice godere della pace di un luogo. La fede non è strettamente connessa con questi viaggi spirituali. Essi sono orientati alla contemplazione estetica. Si entra in contatto con il mondo, con la natura, con gli altri e con sé stessi.

Trip therapy: il viaggio

Diventa una buona occasione per stare meglio e per scaricarsi dei pesi mentali. Ci si libera delle preoccupazioni e dei dispiaceri della vita di tutti i giorni. Viaggiare influisce sul buonumore presente e futuro in modo inconsapevole. Ciò avviene anche quando non siamo affatto alla ricerca di serenità. Viaggio è sempre e in ogni caso sinonimo di cambiamento.

Esistono destinazioni sublimi, cariche di significati e simboli. Esse più delle altre si rivelano adatte a ritrovare la pace dello spirito, l’equilibrio interiore. In Italia e nel mondo, a mare e in campagna ci sono molti più luoghi di raccoglimento di quanto si può immaginare, ispirati anche alle più diverse tradizioni religiose.

Il viaggio: un affare della mente

Una delle mete più gettonate della trip therapy è il cammino di Santiago di Compostela. La città è nella provincia spagnola autonoma de La Coruña. E’ la via di pellegrinaggio più famosa della storia. Era già nota ovunque. Tuttavia un film del 2010 diretto da Emilio Estevez e interpretato da Martin Sheen ha contribuito a diffonderla. Il cammino non è solo per cattolici credenti. Infatti il vero spirito del cammino di Santiago è quello di contenere l’anima del mondo intero.

Le vie del cammino francese, che parte da Saint-Jean Pied de Port e giunge a Santiago dopo 800 km, sono solcate da persone spirituali, spesso di grande spessore. Sono alla ricerca di risposte e desiderano trovarle condividendo il cammino con gli altri. Sconosciuti ai quali, avanzando di tappa in tappa, ci si lega profondamente. Sulla strada si incontrano molti monaci buddhisti, ma anche pellegrini che non appartengono a nessun credo religioso. C’è chi è stato messo a dura prova dalla vita e chi ha ricevuto grandi gioie e doni e sente di dovere in qualche modo esprimere tutta la gratitudine che prova.

Non esiste meta che sia più adatta alla meditazione, all’esplorare le profondità del proprio cuore. L’intero tragitto necessita di circa un mese di tempo, ma il pellegrinaggio può essere compiuto anche a tappe, percorrendone una piccola parte ogni volta diversa.

Antonio Nesci

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