Dalla magia della cipolla a una nutrizione sana per la prevenzione delle malattie metaboliche
La cipolla, come altri prodotti della terra, è stata a lungo oggetto di superstizioni popolari. Un tempo veniva definita “pianta infernale”, ritenuta efficace contro streghe e diavoli. Tagliata a metà e posta sotto il letto di un malato, si diceva potesse far passare la febbre. Sbucciata ed esaminata, si riteneva addirittura permettesse di prevedere il tempo: era questa la cosiddetta “divinazione delle calèndre”, praticata il 25 gennaio, durante la quale si staccavano dodici tuniche da una “cipuja” (cipolla) mondata, una per ogni mese dell’anno. Le tuniche venivano poi cosparse di sale, e il giorno seguente, in base al loro grado di umidità, si traevano previsioni meteorologiche: pioggia o siccità. Se la buccia era sottile si prevedeva un inverno mite; se era spessa, la stagione si annunciava fredda e rigida.
Si credeva inoltre che, se raccolte in luna calante, le cipolle avessero poteri afrodisiaci. Consumate per allontanare il malocchio, diventavano anche rimedio contro le verruche: bastava strofinarne una sulla parte interessata e poi gettarla all’indietro senza guardare dove cadesse.
Ma al di là del folklore, le abitudini alimentari fanno parte della nostra vita culturale ed emozionale. Sono influenzate dai modelli comportamentali sempre più uniformi a livello globale, dalla trasformazione del ruolo della famiglia e dall’affermarsi di nuove abitudini legate al lavoro e al tempo libero.
A partire dagli anni ’50, anche l’alimentazione dei calabresi è cambiata progressivamente. Il miglioramento delle condizioni economiche ha reso accessibili a tutti quei prodotti che, in passato, erano riservati solo alle occasioni speciali o ai più abbienti. Così, lo stile alimentare tradizionale italiano — centrato su primi piatti a base di pasta e cereali, sul largo uso di pane, verdure, legumi e frutta, con un apporto ridotto di grassi animali — è stato progressivamente sostituito da un’alimentazione più ricca di proteine, zuccheri e grassi animali, spesso mutuata da altre culture alimentari. Questo cambiamento ha portato a una dieta più povera di nutrienti naturalmente completi e ha contribuito allo sviluppo di molte malattie tipiche dei Paesi industrializzati: dall’aumento dell’incidenza di obesità e sovrappeso già in età prescolare, fino alla crescente mortalità per malattie cardiovascolari.
Oggi, sempre più attenzione viene rivolta alla Dieta Mediterranea, riconosciuta a livello scientifico come il modello alimentare più adatto per bilanciare correttamente consumo di cibo e attività fisica, promuovendo un vero e proprio stile di vita sano.
La scelta dei cibi, nell’ambito di un’alimentazione equilibrata, è il presupposto fondamentale per raggiungere e mantenere uno stato di buona salute, prevenendo conseguenze spesso gravi legate a un’alimentazione scorretta. La diffusione crescente di disturbi alimentari di natura psicogena, come anoressia e bulimia, ci fa comprendere quanto il rapporto con il cibo possa diventare specchio di conflitti emotivi profondi. Per questo, un’alimentazione completa, caloricamente adeguata e ben equilibrata è una delle principali norme di prevenzione.
Nutrirsi bene, rispettare ciò che consumiamo, informarci sulle modalità di conservazione e preparazione degli alimenti, conoscerne le caratteristiche e le proprietà nutritive: sono tutte semplici regole che danno all’atto quotidiano del mangiare un significato che va oltre il semplice sostentamento dell’organismo.
Nel frattempo, è stato siglato nei giorni scorsi un importante protocollo d’intesa per la nascita del Museo della Dieta Mediterranea nella città di Vibo Valentia. L’accordo è stato firmato dal sindaco, Enzo Romeo, e dal presidente dell’associazione “Dieta Mediterranea di Riferimento – Città di Nicotera”, dottor Antonio Montuoro. Un ulteriore passo verso la valorizzazione di uno stile di vita sano e consapevole, profondamente radicato nella nostra tradizione.