Londra rovente: Wimbledon segna il record, l’Europa affronta la prima ondata di calore del 2025
L’Europa è investita dalla prima ondata di calore del 2025, una delle più precoci e intense degli ultimi vent’anni. E mentre da Sud a Nord si registrano temperature da record, è Londra a finire sotto i riflettori: la capitale britannica ha vissuto la giornata d’apertura del torneo di Wimbledon con una temperatura storica, mai raggiunta prima nel mese di giugno. I termometri hanno toccato i 31°C, costringendo gli organizzatori ad adottare misure straordinarie per tutelare pubblico, giocatori e staff. Le autorità hanno emesso un’allerta arancione in cinque regioni del Regno Unito, tra cui proprio l’area della metropoli inglese.
Un contesto straordinario per uno degli eventi sportivi più iconici dell’estate europea, che ha coinciso con l’arrivo di un vasto anticiclone africano in grado di sollevare le temperature fino a 10°C oltre la media stagionale su tutto il continente. Belgio, Svizzera, Francia e Spagna sono tra i paesi più colpiti. Proprio in Spagna, a El Granado (Huelva), è stato battuto ogni record: 46°C, il valore più alto mai registrato nel mese di giugno nella penisola iberica.
In Francia, Parigi ha sfiorato l’invivibilità urbana con 42,6°C, costringendo il premier Bayrou a rinviare tutti gli impegni istituzionali per monitorare l’emergenza. A Marsiglia e Tolosa, le autorità hanno chiuso le attività sportive all’aperto nelle ore più calde e aperto centri climatizzati per anziani e categorie fragili.
Il fronte del fuoco: incendi e allarmi in tutta Europa
Le alte temperature stanno aggravando il rischio incendi: in Francia l’allerta riguarda 84 delle 101 aree amministrative. Fiamme sono divampate nella zona di Corbières (sud-ovest), costringendo all’evacuazione di un campeggio e un’abbazia. In Grecia, incendi hanno portato alla chiusura della litoranea tra Atene e Sunio, nei pressi del Tempio di Poseidone.
Anche in Svizzera, dove si registrano 35°C a Zurigo e Ginevra, giugno 2025 verrà ricordato come uno dei più caldi di sempre.
Italia nella morsa: bollino rosso in 21 città
Nel nostro Paese, il Ministero della Salute ha diramato il bollino rosso per 21 città, tra cui Roma, Firenze, Bologna e Napoli. A Firenze si registrano da cinque giorni consecutivi temperature oltre i 40°C, mentre lungo la Pianura Padana e le coste si vive il fenomeno delle “notti tropicali” con minime fino a 30°C. In Sicilia e Liguria è stato vietato il lavoro all’aperto durante le ore centrali, e i sindacati chiedono l’estensione del provvedimento a livello nazionale.
Sulle Alpi, i ghiacciai sono in sofferenza: la quota dello zero termico è scesa da 5.000 a 4.200 metri, mentre il rischio di precipitazioni violente su aree ristrette resta alto.
Una crisi globale: caldo anche nelle zone di guerra
Non solo l’Europa. L’ondata di calore colpisce anche il Medio Oriente, aggravando ulteriormente la situazione nelle aree di conflitto. A Gaza si registrano 40°C e la popolazione, già stremata, affronta la crisi senza acqua né energia elettrica, in tende roventi e senza possibilità di refrigerio.
Il monito degli scienziati
Secondo gli esperti, questa potrebbe essere solo la prima di una serie di ondate estive legate ai cambiamenti climatici. “Il caldo estremo diventa più precoce e più intenso – avverte John Vaillant – e gli incendi si fanno sempre più aggressivi. Dobbiamo cambiare o verremo puniti dal clima stesso”.
Uno scenario confermato dai numeri: nel 2024, l’anno più caldo mai registrato, i danni economici globali sono stati stimati in oltre 300 miliardi di dollari. Uno studio pubblicato su Lancet Public Health prevede che le morti per caldo in Europa potrebbero triplicare entro la fine del secolo, arrivando fino a 129.000 decessi annui.
Previsioni: nessuna tregua fino al 3 luglio
Secondo i meteorologi, l’ondata di calore proseguirà almeno fino al 3 luglio. Le temperature resteranno elevate, con minime notturne sempre sopra i 25°C in molte zone del continente.
Intanto, Legambiente lancia la campagna “Che caldo che fa!” per portare sollievo e consapevolezza nelle periferie urbane italiane, le più colpite dagli effetti del cambiamento climatico. Un segnale che il tempo per agire è adesso.