Ascoltare il lamento di un mondo sull’orlo
Riflettiamo in versi
Viviamo giorni incerti, in bilico tra presagi e indifferenza. Ogni notizia è un colpo sordo, ogni silenzio una forma di assuefazione. In tutto questo, mi accorgo che le parole, da sole, non bastano più. Sentivo il bisogno di qualcosa che andasse oltre: la poesia. Ma non quella che consola—quella che interroga.
È da questo bisogno che nasce “Ascoltare il lamento”. Non per edulcorare la realtà con versi, ma per restituirle una voce che spesso viene ignorata. Ho scritto questi versi perché sento, ogni giorno, il peso di ciò che accade: la natura violata, l’infanzia spezzata, gli amori annientati. Ma anche perché credo che, in mezzo a tutto questo dolore, esista ancora uno spazio per la speranza.
In un tempo in cui si pronunciano, con leggerezza disarmante, parole come “conflitto globale” o uso dell’arma atomica, come deterrente o minaccia, per sostituire il vuoto della politica, ho voluto che la mia poesia fosse un grido civile. Un atto di resistenza emotiva. Un invito a fermarsi—non per rassegnazione, ma per scelta. Perché la consapevolezza è l’unica via possibile se vogliamo essere parte di qualcosa che assomigli ancora a un futuro.
Non so se questo testo cambierà qualcosa. Ma so che rimanere in silenzio sarebbe complicità.
E allora fermiamoci un momento… Ascoltiamo…
Ascoltiamo un lamento
Non possiamo più stare a guardare
un mondo che muore.
Non possiamo più dire “non sapevamo”
mentre lo distruggevamo.
Non possiamo pensare “io non c’ero”
perché non è vero.
Possiamo fermarci un momento
ascoltare il lamento …
Il lamento
di un fiume deviato
di un monte sventrato
di un mare inquinato
di un cielo arrabbiato.
Dobbiamo fermarci un momento
ascoltare il lamento …
Il lamento
di un bimbo che viene alla luce
senza conoscere pace,
di un giovane che cerca vendetta
non ha più speranza né una via certa,
di un uomo che muore ferito dal dolore
perché hanno ucciso il suo amore.
Conviene fermarci un momento
ascoltare il lamento …
Siamo noi che piangiamo
e non ci ascoltiamo.
Prendiamoci il tempo e ripensiamo
a un mondo diverso, meno perverso:
noi siamo figli di questo Universo.