17 Settembre 2025
Italia

Tropea: straordinario successo per la “Lunga Notte delle Chiese”

di Michele Petullà

“Abbracciami”: la Concattedrale della “Perla del Tirreno” grembo di arte, fede, umanità.

C’è stato un momento, nella notte del 6 giugno, in cui la luce tremolante delle candele, le voci armoniche di un coro, e il silenzio rispettoso di un’intera comunità hanno trovato un perfetto equilibrio. Un momento in cui la Concattedrale di Tropea non è stata solo luogo sacro, ma cuore pulsante di un’esperienza collettiva: la decima edizione della “Lunga Notte delle Chiese”, un evento che ha trasformato un’antica Concattedrale in grembo vivo di spiritualità, arte, emozione e bellezza condivisa.

Il tema di quest’anno, “Abbracciami”, è stato più di uno slogan. È stato un invito, un gesto esteso idealmente verso ogni persona presente. Non un abbraccio qualsiasi, ma quello che accoglie senza domandare, che consola senza spiegare, che unisce senza annullare. In un’epoca spesso frammentata e divisa, questa serata ha offerto una liturgia laica dell’incontro, dove la fede e le arti contemporanee si sono strette in un abbraccio profondo e commovente.

Un successo travolgente, una Tropea vestita d’incanto. Il successo dell’evento è stato evidente fin da subito. Pienone nella Concattedrale, ma anche nei suoi dintorni: turisti incuriositi, cittadini emozionati, bambini con occhi spalancati. Tutti rapiti da un programma che ha saputo unire voci, colori, suoni, parole e immagini in una sinfonia perfetta. Una serata indimenticabile, che ha regalato alla città di Tropea un ritratto di sé nuova, viva, capace di bellezza autentica e partecipata.

A guidare questa sinergia è stato Paolo Ceraso, Presidente del Coro Polifonico “Don Giosuè Macrì”, con la consueta passione e competenza. Attorno a lui si sono stretti la Parrocchia Maria Santissima di Romania, l’Associazione “Il Giardino di Persefone” e Laboart, realtà che incarnano la parte più generosa e vivace del territorio.

Il canto che accarezza l’anima. Ad aprire la serata, le note del Coro Polifonico “Don Giosuè Macrì”, diretto dal M° Vincenzo Laganà, che ha proposto un repertorio raffinato e toccante, con la voce solista di Claudia Andolfi (soprano): dall’Ave Maria di De Victoria al Magnificat di mons. Frisina, passando per il suggestivo Alma Redemporis Mater di Palestrina e il coinvolgente Pacem in Terris, e poi ancora, in un crescendo di emozioni, Jesus Christ You are my life, Iubilate Deo e La Carità. Brani scelti non solo per la loro bellezza musicale, ma per la capacità di creare uno spazio interiore di ascolto, di sospensione, di raccoglimento. Ad accompagnare il Coro, il trio strumentale composto dai maestri: Giuseppe Marcianò (pianoforte), Giusy Giannini (flauto) e Fabio Angiò (clarinetto),

Ma forse il momento più toccante è arrivato con l’esibizione del Coro di Voci Bianche, preparato dai maestri Gemma Fazzari e Laganà stesso: bambini e bambine che, con la purezza delle loro voci, hanno portato un soffio di tenerezza e innocenza, lasciando più di un adulto con gli occhi lucidi. Un’esibizione che è anche il frutto del lavoro artistico e pedagogico dell’Associazione “Il Giardino di Persefone”, presieduta con dedizione da Pasqualina Del Mastro.

Il teatro come abbraccio narrato. Il teatro ha poi invaso lo spazio con discrezione e forza, grazie all’associazione Laboart. All’esterno, un flashmob emozionante ha sorpreso i presenti: corpi che si cercano, si sfiorano, si stringono, raccontando senza parole la necessità vitale dell’altro. All’interno, la messa in scena sul tema dell’abbraccio ha rievocato, con un linguaggio scenico moderno, la parabola del Figliol Prodigo, ma anche tante altre storie di ritorni, perdoni e umanità ritrovate.

L’arte come ponte tra visibile e invisibile. Ad arricchire ulteriormente la serata, un intervento visivo originale e contemporaneo: Gabriele Pietropaolo, giovanissimo talento, ha esplorato il tema dell’abbraccio attraverso il linguaggio dei fumetti, dimostrando come anche la narrazione grafica possa parlare il linguaggio della spiritualità e della profondità.

Accanto a lui, un’esposizione d’arte che ha colpito il cuore: i disegni del “Gruppo Arte Bimbi” del Centro di Solidarietà “Don Mottola” e le opere dei “Ragazzi Speciali” de “Le Stelle del Faro” di Ricadi, a ricordarci che l’arte è davvero di tutti, e che sa farsi linguaggio universale di inclusione, empatia e verità.

Una notte che resta. A chiudere la serata, la consegna degli attestati, ma anche e soprattutto la consapevolezza condivisa di aver vissuto qualcosa di raro. Non solo uno spettacolo, non solo un evento culturale, ma un’esperienza trasformativa, in cui ognuno ha potuto sentirsi parte di un’umanità che si riconosce nel gesto più semplice e potente che esista: abbracciarsi.

La decima edizione della “Lunga Notte delle Chiese” ha così consegnato a Tropea una pagina luminosa della sua storia recente. Una notte in cui le pietre antiche della Concattedrale hanno ascoltato nuove parole, nuovi canti, nuovi sogni. Una notte in cui la bellezza ha evocato il sacro e il sacro si è fatto bellezza.

E mentre le luci si spegnevano e le porte si richiudevano, qualcosa è rimasto aperto dentro i cuori di chi c’era. Un abbraccio, forse. O forse la certezza che la fede, l’arte e l’umanità, quando si incontrano davvero, possono ancora cambiare il mondo.