“Christus Vincit”: musica, speranza, vita. A Reggio Calabria un concerto che parla al cuore.
di Michele Petullà
Reggio Calabria, Teatro “F. Cilea”, 25 maggio 2025. Ci sono serate che non si dimenticano, eventi in cui l’arte diventa preghiera, la musica si fa abbraccio e il palcoscenico si trasforma in altare di vita. È quanto accaduto domenica sera al Teatro “Francesco Cilea” di Reggio Calabria, durante la III Edizione del “Cristus Vincit – Un Concerto per la Vita”, un appuntamento che ha saputo intrecciare l’estetica sublime del canto corale con la più nobile delle cause: aiutare chi lotta ogni giorno contro l’ombra silenziosa delle malattie rare.
Questa edizione è stata dedicata a Mario, un bambino di appena quattro anni, il cui sorriso resiste con coraggio alla morsa di una malattia rara multiorgano. A lui, alla sua famiglia e a tanti altri piccoli guerrieri invisibili, è andato il pensiero, la musica, l’energia e la solidarietà di una comunità artistica e civile che ha riempito ogni poltrona del Cilea. Un sold out che ha commosso e lasciato senza parole, culminato in una raccolta fondi di 7.500 euri devoluti alla Fondazione Chops – Malattie Rare, a testimonianza che la cultura può essere non solo bellezza, ma strumento concreto di cambiamento.
Sei cori, una sola voce: il canto della speranza. A dare vita a questo straordinario evento è stato il “Chorus Christi” di Reggio Calabria, diretto dal M° Antonino Ripepi, anima organizzatrice dell’iniziativa, che ha radunato attorno a sé un ensemble di sei cori calabresi: il Coro Polifonico Don Giosuè Macrì di Tropea, diretto dal M° Vincenzo Laganà, la Nuova Corale Polifonica di Vibo Valentia, diretta dal M° Franco Arena, la Schola Cantorum Porta Fidei di San Giovanni in Fiore, diretta dal M° Gaetano Antonio Stillitano, dal M° Lilly Lanzetta, il Coro Trisaghion di Reggio Calabria e, come ospite d’onore, il prestigioso Coro della Diocesi di Roma, accompagnato per l’occasione dal Vice-Direttore M° Emanuele Faiola, in quanto il Direttore, mons. Marco Frisina, impegnato a dirigere l’altra parte del Coro nella Basilica di san Giovanni in Laterano, nella Santa Messa di insediamento di Papa Leone XIV sulla “Cathedra Romana” come Vescovo di Roma.
Con l’accompagnamento dell’Orchestra del Teatro Cilea, diretto dal M° Bruno Tirotta, oltre 120 voci si sono fuse in un unico respiro, un unico sentimento. Il programma ha unito classico e contemporaneo, sacro e popolare, spirituale ed emozionale. L’inizio con “Cristus Vincit” ha avuto il sapore di una proclamazione di fede e resistenza, un inno di luce in tempi incerti. “Atto d’amore”, “Canterò per te”, la delicata “Ave Maria” di Caccini, “Benedictus” e il maestoso “Inno alla Gioia” hanno scandito un crescendo emotivo che ha attraversato l’anima del pubblico, culminando in un applauso prolungato, quasi liberatorio, quasi una preghiera collettiva. Il Coro della Diocesi di Roma, con la sua potenza spirituale e raffinatezza vocale, ha offerto momenti di altissimo valore artistico: il “Magnificat”, “Pacem in Terris”, “Jesus is my life” e “Jesus Christ You Are My Life” hanno attraversato la platea come un fiume di pace, lasciando occhi lucidi e cuori aperti.
L’energia travolgente di Sherrita Durran e il Gospel Choir. Ma il cuore pulsante della serata ha avuto un volto, una voce e un’anima afroamericana: Sherrita Durran, accompagnata dal suo Gospel Choir, ha incendiato il teatro con la sua interpretazione intensa e viscerale di “Hallelujah”, dando inizio a una performance che è stata un vero e proprio viaggio emotivo. Il pubblico, inizialmente in ascolto rispettoso, si è lasciato lentamente trascinare, fino a diventare protagonista di un momento collettivo di esaltazione e condivisione, tra battiti di mani, occhi illuminati e corpi che si muovevano al ritmo della vita.
“Cambia il mondo”: la voce autentica di Cecilia Larosa. A impreziosire ulteriormente la serata, l’esibizione della cantautrice vibonese Cecilia Larosa, che con il suo brano inedito “Cambia il mondo” ha consegnato al pubblico un messaggio semplice ma potentissimo: ogni gesto d’amore può essere una rivoluzione silenziosa. La sua voce, genuina e intensa, ha accarezzato la platea con una dolcezza che ha commosso profondamente.
Don Francesco Cristofaro: parola che consola, parola che accende. A fare da filo conduttore dell’intera serata, la presenza carismatica e toccante di don Francesco Cristofaro, che ha saputo dosare con eleganza e profondità le sue parole, scegliendo di “presentare” come si presentano le persone importanti: con rispetto, autenticità e un tocco di spiritualità. Le sue riflessioni, mai retoriche, hanno ricordato a tutti il senso profondo di quell’incontro: la musica come strumento di elevazione e dono, l’arte come possibilità di guarigione interiore.
Quando il Cilea diventa casa dell’anima. È difficile raccontare tutto ciò che si è vissuto al Teatro Cilea domenica sera. Perché non si è trattato solo di un concerto, ma di un’esperienza trasformativa, collettiva, intensa. Il Cilea si è fatto grembo, culla, tetto e cuore di una comunità che ha scelto di esserci, di dare, di condividere. Ogni voce, ogni nota, ogni parola, ogni gesto, ogni applauso ha avuto un solo destinatario: la vita. Quella di Mario, quella di tutti i bambini invisibili che combattono, quella di chi non si arrende.
In un mondo troppo spesso diviso e disattento, “Cristus Vincit” ha ricordato che la bellezza può ancora vincere, che l’arte può ancora curare e che la solidarietà è la più alta forma di umanità.
E forse, tra le pieghe della musica e dei silenzi colmi di emozione, domenica sera non si è sentito solo il canto degli uomini… ma anche il sussurro di qualcosa di più grande.
Chi ha avuto la fortuna di esserci, lo sa: alcune emozioni non si spiegano. Si portano dentro, e si cantano per sempre.
E quando le luci del teatro hanno cominciato ad abbassarsi, lentamente, quasi con pudore, nessuno voleva davvero andarsene. Si restava lì, seduti o in piedi, occhi puntati al palco ormai vuoto, come se qualcosa di sacro avesse appena avuto luogo e meritasse silenzio, rispetto, memoria.
C’era nell’aria una sospensione rara, quella che si prova quando ci si accorge che il tempo ha smesso di correre per qualche ora, lasciando spazio a qualcosa di più importante: l’incontro. Incontro tra voci e volti, tra dolore e speranza, tra arte e fede, tra la piccola storia di un bambino e la grande storia di chi sceglie, con coraggio, di non restare indifferente.
Fuori dal teatro, la notte calabrese profumava di mare e promesse. Qualcuno stringeva ancora i programmi della serata come reliquie, altri parlavano a bassa voce, quasi temessero di infrangere l’incanto. Un padre teneva per mano sua figlia, forse pensando a Mario. Una signora anziana aveva le guance bagnate di lacrime, ma sorrideva.
In un mondo spesso urlato, in questa serata ha vinto la voce che canta, non quella che grida. Ha vinto la bellezza che si dona, non quella che si esibisce. Ha vinto una comunità che non ha avuto paura di commuoversi, di pregare insieme, di credere che un concerto possa fare la differenza.
E anche quando il sipario si è chiuso, qualcosa è rimasto aperto: una breccia nel cuore di chi c’era. Una melodia silenziosa che continuerà a suonare ancora, nei giorni che verranno. Perché “Cristus Vincit” non è solo un titolo. È un richiamo. Un invito. Una promessa. Che la musica, quando nasce dall’amore, può davvero cambiare il mondo.