17 Settembre 2025
Italia

25 aprile: Custodi del fuoco

Ricorda,
quando il cielo aveva il colore del piombo
e le parole sussurrate si spegnevano
prima di fiorire sulle labbra.
Ricorda le strade vuote
dove anche le ombre temevano di camminare,
e le porte sprangate
dietro cui tremavano respiri d’infanzia.
C’erano uomini
che parlavano con la voce del ferro,
e donne che piangevano in silenzio,
col grembo vuoto di sogni
e col pane diviso in sette.
C’erano fiamme
che non scaldavano,
ma bruciavano nomi, memorie,
stelle cucite a tradimento
sulle giacche della vergogna.
E c’erano treni
che non tornavano mai.
Ricorda i monti
che divennero altari di resistenza,
dove i fiori avevano il sapore del sangue
e ogni sentiero portava
al cuore indomito della speranza.
Ricorda le mani nude
che strappavano il futuro alla terra,
e gli occhi che sfidavano il terrore
senza piegarsi.
Erano ragazzi,
avevano il nome della pioggia,
il profumo del fieno,
e il coraggio di chi sa
che la libertà non si mendica,
si conquista.
Non dimenticare il nome delle città
sventrate dal tuono degli aerei,
il fumo che saliva
come una preghiera spezzata,
e le madri inginocchiate
davanti a una foto senza corpo.
Parla ai tuoi figli.
Parla ai figli dei tuoi figli.
Dì loro che la libertà
non è un dono:
è un’eredità
che pesa come una corona di spine
e brilla come una spada levata al cielo.
Mostra loro le cicatrici,
non per coltivare l’odio,
ma per riconoscere il volto
di chi, un tempo,
volle spegnere il sole.
E insegnagli a custodire il fuoco.
Perché nessun inverno
possa mai più
avere il suono delle catene.