Il banchetto dell’addio…preludio alla Crocifissione di Gesù – di Pino Cinquegrana
Dove si è svolta l’Ultima Cena? Quando si è svolta esattamente? Cosa hanno mangiato i Dodici con Gesù? A che ora è stato consumato il pasto? Quale è stato il messaggio lasciato da Gesù agli Apostoli e per essi all’intera umanità?
Domande importanti perché se da un lato danno una dimensione storica-sociale-comportamentale dell’evento, dall’altro incarnano l’annuncio del sacrificio del Figlio di Dio venuto a caricare su di sé i tutti i peccati dell’uomo, dell’umanità!
La motivazione di questo banchetto d’addio passa attraverso il ringraziamento per la fine della schiavitù ebraica sotto il faraone egizio e istituisce il patto della nuova alleanza. Istituisce un patto nuovo: quello di essere al servizio degli altri e non di sentire il potere come dominio sugli altri. È questo in breve il senso della lavanda dei piedi agli apostoli da parte di Gesù nella notte del banchetto d’addio, che l’umanità rievoca il Giovedì Santo.
Il menù è caratterizzato da una salsa detta Haroseth preparata con pere, noci, fichi ed altra frutta, mescolata con vino (rinomatissimo quello di Gaza), aceto e molti aromi. Aveva il colore mattone in memoria della servitù d’Egitto (di richiamo alle tradizionali pittapie che vengono preparate proprio in questo periodo dalle anziane donne delle diverse comunità). Non potevano mancare le erbe amare (laxtucae aspestes) prescritte nella mishna, l’agnello pasquale, di almeno otto giorni, e non più grande di un anno, ucciso nel tempio e cotto a fuoco (arrostito).
Quella notte, però, il pasto era lo stesso Gesù (Lui era l’agnello sacrificale) che dava ritualisticamente, ai suoi commensali (gli Apostoli) il suo corpo e il suo sangue (il pane e il vino). Si celebra l’Eucarestia! In tutto questo è chiara una doppia contestualità. La prima culturale, come si evince dal seguente brano:
Mentre mangiavano prese il pane e lo spezzò
e lo diede loro dicendo:
“Prendete, questo è il mio corpo”
Poi prese il calice e rese grazie, lo diede loro
E ne bevvero tutti. E disse:
“questo è il mio sangue dell’alleanza
Versato per molti.
La seconda, di carattere narrativo, come si può notare nei seguenti versi:
In verità vi dico che io non berrò più del frutto della vite
Fino al giorno in cui
Lo berrò nuovo nel regno di Dio.
Un banchetto meditativo e comunicativo, quindi, che si svolge a Gerusalemme, dall’ebraico Jerushalem che significa visione di pace o visione perfetta. Ad ogni apostolo fu servito questo purè di frutta con aceto/vino che ha preceduto la frazione del pane. Sarà in questo liquido che Giuda intingerà il pezzo di pane idealizzando con tale gesto il suo tradimento, concretizzato con il suo bacio presso il Getsemani, che significa “frantoio”. In questo luogo, fuori dalla città, dove avveniva la macinazione dell’ulivo, Gesù sarà consegnato all’impero delle tenebre, al drappello della X Legione che si vuole fosse di stanza a Vibo Valentia.
Qui si rinnova il sacramento in cui misticamente Gesù si offre al sacrificio della croce. Seppure, per un attimo, chiede di potere evitare “l’ultimo calice”, alla fine si rimette alla volontà del Padre.
Secondo Giovanni (18,28), questo banchetto pasquale, presieduto da Gesù, non si svolse di giovedì, ma di venerdì. La cena di Gesù, che i sinottici pongono un giorno prima (alla sera del giovedì) deve spiegarsi o con l’anticipazione del rito della pesach secondo il culto ebraico, o con una anticipazione temporale voluta da Gesù stesso: non potendo celebrare la pasqua l’indomani se non nella sua stessa persona sulla croce (Gv 19,36, 1 Cor 5,7). Ulteriori studi pongono una lettura completamente diversa nella identificazione esatta dello svolgimento dell’Ultima Cena, e cioè alla sera del martedì e, allo stesso tempo, da questa data in poi, devono essere calcolate le altre cadenza temporali degli eventi della Passione.
Ad ogni modo, dopo l’umile gesto della lavanda dei piedi, che per gli apostoli fu un gesto non facilmente comprensibile, accettato solo perché Gesù in un certo qual modo glielo impone: se non ti laverò i piedi tu non farai parte con me (Gv 13,1-17). E, continuando:
“Voi tutti vi scandalizzerete per causa mia
in questa notte, sta scritto infatti
Percuoterò il pastore
e saranno disperse le pecore del gregge”.
In realtà tutti assisteranno, senza muovere un dito contro il dramma che coinvolgerà direttamente la persona di Gesù. Se non si vuole intendere come parte attiva, il tentativo di difendere Gesù con la spada al momento del suo arresto forzato.
Perché i discepoli erano armati? Lo storico ebreo Giuseppe Flavio, di non molto posteriore a Gesù, ricorda la consuetudine di portare armi persino di sabato e a Pasqua per legittima difesa personale poiché, spesso, le strade erano infestate da briganti. Ugualmente il Talmud – che raccoglie le antiche tradizioni giudaiche – ammette il possesso di una spada come tutela nei territori a rischio.
Al contrario, nessuna resistenza, sarà attivata da quel popolo osannante il Messia qualche giorno prima. A tanta azione di forza da parte dell’agire romano, alla fine anche i discepoli perderanno, seppure per un momento, il coraggio e persino la fede. Pietro lo rinnegherà tre volte:
Simone, Simone, ecco satana vi ha cercato
per vagliarvi come il grano;
ma io ho pregato per te,
che non venga meno la tua fede.
In realtà, tutti i discepoli usciranno dalla scena, che d’ora in poi trova la centralità solo in Gesù Cristo e, pertanto, essi si chiuderanno in un assoluto mutismo. Da un lato increduli per quanto avvenuto; dall’altro, incapaci di prendere una decisione convinta fino a quando non sarà Gesù stesso ad apparire loro e, nonostante tutto, per credere l’apostolo Tommaso ha dovuto mettere il dito nel suo costato, perforato dalla lancia di Longino.