18 Ottobre 2025
Welness

Curiosità sull’olio di CBD: alla scoperta delle più interessanti

Da diversi anni a questa parte, è cresciuto notevolmente l’interesse verso i rimedi naturali finalizzati a migliorare il benessere quotidiano. Un prodotto tra i più richiesti a tal proposito è l’olio di CBD. Legale in Italia a seguito dell’entrata in vigore, nel gennaio 2017, della Legge 242/2016, è disponibile sia presso numerosi store fisici specializzati, sia online.

Essenziale in questo caso è controllare bene che l’e-commerce sia regolarmente autorizzato e che, come nel caso del celebre portale CBWEED, punto di riferimento importantissimo nel settore, rispetti pedissequamente le linee guida normative legate alla vendita di prodotti a base di cannabis in Italia.

Chiarite queste doverose premesse, essenziali per approcciarsi con sicurezza all’acquisto, possiamo entrare nel vivo di alcune curiosità che riguardano l’olio di CBD.

Il boom all’inizio della quarantena

L’emergenza Covid, soprattutto all’inizio, ha letteralmente sconvolto le vite di tutti. Nei primi mesi del 2020, tantissime persone hanno vissuto con forte disagio le misure restrittive della quarantena. In quel periodo, numeri alla mano, è stato possibile apprezzare un vero e proprio boom dei numeri di vendita dell’olio di CBD, legale già da qualche anno in Italia.

Il motivo di questo successo commerciale è dovuto alla capacità della molecola di cannabidiolo di interagire, senza provocare effetti psicoattivi, con i recettori della serotonina.

Il risultato? Un generale miglioramento dell’umore e un effetto di rilassamento che non è certo sgradito nel momento in cui si ha a che fare con una situazione problematica e difficile da gestire come era la quarantena da Covid all’inizio.

I metodi di estrazione

L’olio di CBD si ottiene estraendo il principio attivo dalla pianta. Per riuscirci, è possibile fare riferimento a diversi metodi, ciascuno con le sue specificità, pro e contro.

Giusto per citarne alcuni, ricordiamo il metodo con CO2 supercritica, che permette di ottenere quantità rilevanti di cannabidiolo in tempi pressoché ridotti.

Degna di nota è anche l’estrazione con etanolo, strada ideale nel momento in cui si punta a ottenere un olio di CBD caratterizzato da uno spettro completo.

Esiste anche il metodo a infusione lipidica. In questo caso, entra in gioco un altro ingrediente, ossia l’olio di cocco MCT (con trigliceridi a catena media).

Il suo ruolo è molto importante: quest’olio, infatti, ha il compito di assorbire il principio attivo. Il principale contro di questo metodo riguarda la precisione, imparagonabile rispetto alle altre soluzioni elencate nelle righe precedenti.

Esiste, però, anche un aspetto positivo. Quest’ultimo risiede nella possibilità di ottenere un olio dal sapore decisamente più piacevole.

L’olio di CBD non va assunto prima di mettersi alla guida

Davanti a queste parole, è normalissimo chiedersi perché dato che, come già accennato, la molecola non ha effetti psicotropi. Verissimo, ma è necessario andare più a fondo.

La legge italiana prevede che i prodotti a base di CBD possano essere caratterizzati da una quantità blanda di THC (range compreso tra lo 0,2 e lo 0,6%, soglia ultima di tolleranza istituita per venire incontro ai coltivatori, per i quali è tutto tranne che semplice produrre piante a basso contenuto di THC).

Quest’ultimo principio attivo, notoriamente psicoattivo, viene rilevato anche in quantità basse dagli strumenti che le Forze dell’Ordine usano per intercettare e fermare gli automobilisti che hanno assunto sostanze stupefacenti.

Basta una quantità minima, che di fatto non influisce sulle capacità percettive, per far scattare sanzioni non certo piacevoli.

L’olio di CBD fa bene anche ai nostri amici animali

Con percentuali di principio attivo diverse rispetto a quelle indicate per l’essere umano, l’olio di CBD fa bene anche ai nostri amici animali, cani e gatti in primis.

I suoi effetti sono diversi e vanno dal controllo degli stati infiammatori provocati da malattie come l’artrite fino alla riduzione dei sintomi della sindrome dell’abbandono.