Recentemente, il segretario della Cgil, Maurizio Landini, ha fatto parlare di sé per aver usato un linguaggio altamente offensivo nei confronti di Giorgia Meloni, definendola “cortigiana” di Trump. Un termine che, oltre a essere volgare, porta con sé connotazioni denigratorie e offensive, soprattutto nei confronti di una donna in una posizione di leadership.
Ma forse più grave ancora è il significato sotteso dietro quell’insulto. La parola “cortigiana” indica una donna che concede favori sessuali, un termine carico di sessismo e misoginia. Scegliere di usarlo per riferirsi a una leader politica, in un contesto pubblico, non è solo una mancanza di rispetto ma anche un’ebrezza di violenza verbale che riflette una cultura patriarcale ostile alle donne che occupano ruoli di potere.
È triste constatare come, nel nostro paese, si assista a episodi di aggressione verbale e delegittimazione che sembrano appartenere a un passato che pensavamo superato. La reazione di Landini, invece di concentrarsi sui problemi reali dei lavoratori o di proporre soluzioni concrete, si affida a insulti e attacchi personali, come se la politica si riducesse a una guerra tra agguerriti antagonisti.
Eppure, se si analizza la questione, si può notare come questo tipo di linguaggio sia più comune tra certi ambienti maschilisti e cavernicoli, che si sentono minacciati dalla presenza di donne determinate e con ruoli di responsabilità. La violenza verbale, in questi casi, diventa un modo di dimostrare la propria supremazia e di delegittimare chi si ha davanti.
Inoltre, si può riflettere sul fatto che, mentre le donne di sinistra si battono contro il patriarcato e la violenza di genere, spesso silenziano o evitano di condannare comportamenti come quello di Landini, lasciando che la cultura patriarcale continui a permeare certi ambienti. Invitiamo quindi Landini e tutti i leader politici a smettere con gli insulti e a concentrarsi sul loro ruolo di tutori dei diritti dei lavoratori e della società. La vera nobiltà del sindacato e della politica dovrebbe risiedere nell’azione costruttiva, nel rispetto reciproco e nella lotta per un paese più giusto ed eguale, non in insulti volgari e inaccettabili.
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