Ogni anno, con l’arrivo di dicembre, una domanda si riaffaccia puntuale tra le strade illuminate e i ritornelli dei mercatini: a Natale si diventa davvero più buoni? La risposta, come spesso accade, non è semplice né univoca. Per scoprirlo, siamo andati nel cuore pulsante della Catalogna, a Barcellona, dove la tradizione natalizia si fonde con uno spirito mediterraneo vivace e autentico.
Camminando lungo il Passeig de Gràcia addobbato a festa, tra vetrine scintillanti e profumo di turrón, si percepisce un’atmosfera diversa. Le persone sembrano più sorridenti, i saluti si fanno più frequenti e i gesti gentili più comuni. Ma è vera bontà o solo una facciata di cortesia stagionale?
Secondo Jordi, un fioraio del quartiere Gràcia, “A Natale le persone si fermano di più a parlare, ti chiedono come stai, comprano un fiore anche solo per regalarlo a un vicino. Magari non cambia tutto, ma qualcosa si scioglie nei cuori.” Jordi lavora in strada da più di vent’anni e dice che a dicembre nota un’energia diversa, un’attenzione maggiore al prossimo.
La sociologa Marta López, docente all’Università di Barcellona, sottolinea che “il Natale risveglia il senso di comunità. È un momento in cui la memoria collettiva richiama valori come la solidarietà, la condivisione, l’empatia. Non è tanto una bontà innata, quanto un’apertura temporanea verso l’altro, facilitata dai rituali sociali.” Un effetto dunque più culturale che spontaneo, ma non per questo meno autentico.
Passeggiando per il Mercat de la Boqueria, si incontrano famiglie, turisti, anziani soli. È lì che incontriamo Clara, una pensionata di 78 anni che ogni anno partecipa come volontaria alla preparazione dei pasti natalizi per le persone senza fissa dimora. “Per me è il modo migliore di festeggiare. Donare un sorriso, un piatto caldo, ascoltare una storia. È a Natale che mi sento davvero viva.”
Anche i più giovani sembrano riscoprire gesti semplici ma profondi. Un gruppo di studenti dell’Istituto Ramon Llull organizza una raccolta di regali da destinare ai bambini meno fortunati del Raval. “Non vogliamo solo fare beneficenza – dice Pablo, 17 anni – ma dimostrare che ci importa, che siamo presenti. Perché non può essere Natale solo per chi può permetterselo.”
Eppure non mancano gli scettici. Alcuni commercianti del Born lamentano che l’atmosfera natalizia viene usata come scusa per vendere di più, e che molti gesti sono più frutto di marketing che di vera bontà. “Le stesse persone che a dicembre fanno donazioni – dice Ana, titolare di una piccola libreria – a gennaio tornano a ignorare chi ha bisogno.”
In definitiva, Barcellona ci racconta un Natale fatto di luci e ombre, di slanci sinceri e gesti simbolici. Forse non tutti diventano più buoni, ma molti si ricordano – anche solo per un momento – cosa vuol dire esserlo. E in un mondo spesso frenetico e distratto, anche solo un attimo di bontà può fare la differenza.
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