17 Settembre 2025
Italia

Zappino firma le opere del Premio Internazionale Francavilla Angitola – Città del Drago

Sarà lo scultore Michele Zappino a realizzare le opere che verranno assegnate nel corso del Premio Internazionale Francavilla Angitola – Città del Drago, in programma il prossimo 12 agosto. Scopriamo quindi di più sull’artista che coniuga tecnica, spiritualità e bellezza nel cuore della Calabria.

Nella ridente cittadina di Zungri, famosa per le antiche Grotte degli Sbariati, posta sull’altipiano del Poro vibonese a dominare l’intera Costa degli Dei carica di miti e leggende, di fede e tradizioni, di linguaggi e culture diverse, vive, dividendosi tra il paese natale e Milano, lo scultore Michele Zappino. Un artista che, nel corso della sua lunga attività, si è guadagnato gli apprezzamenti della critica specializzata oltre a numerosi prestigiosi premi e conoscimenti.

Nel breve tratto di strada che porta alla sua abitazione, gli enormi calchi di portali, con i preziosi bassorilievi, paiono disposti volutamente a dare il benvenuto ai visitatori che vengono ad ammirare le sue opere.

Il Maestro ci accoglie con naturale simpatia e viva cordialità, com’è costumanza da queste parti, e dopo i preamboli di rito ci lascia muovere e spaziare liberamente in quel suo mondo artistico, di perfezione e magia, che trova ispirazione nei luoghi in cui vive e dal contatto con la sua gente.

Sorprenderlo intento a dare omogeneità a linee e forme di un calco, fissato su una struttura di ferro, non può che suscitare meraviglia. Delicate le mani nel plasmare la creta con movimenti sicuri, silenzioso e concentrato a dare vita all’immagine fissata nella sua mente.

Non è facile nascondere lo stupore di fronte alla bellezza dei suoi bronzi e dei tanti capolavori esposti nel suo laboratorio. Corpi e volti di Cristo, Madonne e Santi, ballerine e modelle, cavalli, collocati senza un ordine preciso nel grande spazio della sua abitazione che ha deciso di aprire ai giovani per avvicinarli alla nobilissima arte scultorea. Non mancano, ad arricchire le pareti, numerosi bozzetti e studi di corpi di donna e figure del mondo religioso.

Il colpo d’occhio non lascia davvero indifferenti e di fronte ad ogni singola opera cresce lo stupore e l’ammirazione per la perfezione delle forme, la movenza elegante dei corpi, l’espressione dei volti e degli sguardi sui quali è facile cogliere, perché felicemente combinati, tratti di misticismo e umanità che attribuiscono ad ogni scultura un senso di sacralità che è fede e memoria, identità.

Un percorso artistico, quello di Zappino, maturato in quasi mezzo secolo di insegnamento presso la prestigiosa Accademia di Brera a Milano, e nel contatto e collaborazione con allievi e colleghi con cui ha saputo sviluppare conoscenze ed esperienze diverse che – come lui stesso riconosce – l’hanno arricchito profondamente.

Ma non ama tanto parlare di sé. E quasi si schermisce per i tanti complimenti che gli rivolgiamo abbassando per timidezza il capo coronato dai vistosi ed irrequieti capelli bianchi. Si commuove nel ricordare l’immagine della madre con la testa in giù intenta a raccogliere le olive. Di lei ci mostra una piccola statuina, volutamente lasciata in uno stato grezzo per poterne far risaltare la durezza della vita da lei affrontata e i tanti sacrifici per farlo studiare.

È questo Michele Zappino, un artista semplice che riverbera i segni del suo vissuto nei numerosi capolavori che ornano cattedrali e chiese, monasteri, ville private e gli spazi di tanti e tanti Comuni in Calabria e in Italia.

Pur autore prolifico e molto impegnato, non manca di orientare i suoi interessi verso nuove sperimentazioni e studi; attento alla quotidianità che, immancabilmente, riporta su preziosi bozzetti pronti a prendere forma nel suo immaginario, tra staticità e dinamismo, secondo quel wildiano sentire Art for art’s sake che egli riesce ad incarnare pienamente.

In ognuna delle opere c’è tutto il suo mondo interiore, fatto di privazioni e di lotta, di volontà di riscatto, di aspirazioni e sogni, di ricerca di armonia e pace.

Lo testimonia una delle sue ultime fatiche: “Golgota”, collocata nella frazione di Mesiano sul Monte Poro. Un trittico in bassorilievo con i suoi elementi principali: il Crocifisso, la Madonna e l’amato discepolo San Giovanni. Tre momenti di grande intensità emotiva: una Mater dolorosa con il fedele discepolo, spettatori inermi davanti alla crudeltà degli uomini e, infine, l’immagine coronata di spine del Cristo sofferente sulla croce.

Di fronte ai quali si rimane incantati a contemplare l’origine della Storia ma anche il mistero della morte che Zappino, da credente, arriva a raffigurare con sapiente maestria attraverso non solo la naturale espressione di sofferenza del Cristo-uomo, che ben rappresenta tutto il genere umano davanti alle tragedie, ma lasciando trasparire in quel volto anche i segni di una serena consapevole accettazione, di abbandono e di fiducia nel disegno del Padre (“…sia fatta la tua volontà!”) che è messaggio di speranza per quanti in Lui si riconoscono.

E di questo si fa mediatore, con il suo credo interiore e con la generosità del suo enorme talento, uno tra gli scultori più apprezzati della nostra Calabria: il Maestro Michele Zappino!

Il testo è stato realizzato in collaborazione con Pino Cinquegrana