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Valentina Indelicato canta l’ossimoro dei sentimenti in “Cani e serpenti”

La musica come specchio della realtà, un brano come riflesso della complessità sociale che ci circonda: Valentina Indelicato torna sulla scena musicale con il suo nuovo singolo Cani e serpenti, un pezzo denso di significato e atmosfere evocative. La cantautrice si addentra nei meandri delle relazioni umane e della solitudine contemporanea, restituendo un’immagine in cui molti possono riconoscersi.

C’è stato un momento preciso o un’emozione forte che ha fatto nascere questo singolo? Puoi raccontarcelo?

“Cani e serpenti” nasce dalla volontà di voler comunicare un significato ben preciso, attuale, e che origina dalla quotidianità, dalla sua osservazione e dal suo vissuto. Credo fortemente al messaggio di “Cani e serpenti” come di forte attualità sociale: la realtà di oggi si basa su canoni da cui è difficile scappare, su una solitudine da leggere all’interno di un ossimoro senza precedenti in un mondo in cui, paradossalmente e apparentemente, si è sempre più collegati. Penso che questo brano appartenga un po’ a ognuno di noi e al nostro personale vissuto, filo di una tessitura sociale complessa e articolata.

Non un preciso momento, ma attimi di vita quotidiana.

Se dovessi descrivere questa canzone con tre parole, quali sceglieresti e perché?

Sceglierei queste tre parole: viola, nostalgia e ricordo.

Il colore viola è il colore che ‘vedo’ istintivamente e idealmente ascoltando il brano.

‘Nostalgia’ e ‘ricordo’ sono parole legate alla storia che il testo si propone di raccontare, vicende piene di sentimenti contrastanti, incapacità di amare e relazionarsi.

Durante la lavorazione di questa canzone, hai incontrato sfide particolari? Come le hai affrontate?

Autenticità di situazioni, emozioni e stati d’animo: è stata questa la mia ricerca vocale con l’obiettivo di voler intrecciare il testo e il suo messaggio profondo.

C’è una frase del brano a cui sei particolarmente affezionata? Cosa significa per te?

“Sarai un deserto che non lascerò/ e un ricordo che non capirai e ti canterò” è stata da subito la mia frase preferita. Un ricordo arido, finito e svuotato, consumato nell’incapacità di volersi bene o di amare tra gli sbagli umani di comunicazione e comprensione, in cui però a volte si resta, e non più in due ma soli. E questo è un ricordo che non verrà mai capito dall’altra parte, una rappresentazione interna in cui non c’è una linea netta tra ciò che è stato e ciò che si avrebbe voluto fosse stato, ma in cui nonostante tutto si trovano calda nostalgia, riparo, suoni e colori dal gusto dolce amaro. E ciò che non si può raccontare, non si può capire a parole, come in questi casi, si può affidare alla musica.

Come vivi il momento della pubblicazione di una tua canzone? È più emozionante, stressante o un mix di entrambe le cose?

Assolutamente e indescrivibilmente emozionante, un sogno che pian piano vuole prendere forma.

Chiara Stanzani

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