20 Ottobre 2025
Italia

Giuseppe Cucè: “Accettare i propri fallimenti è il primo passo verso la crescita”

La musica come specchio dell’anima, come viaggio attraverso le proprie fragilità per giungere a una nuova consapevolezza. Giuseppe Cucè torna con “Cuore d’inverno”, un singolo che racchiude il risultato di un percorso emotivo intenso, fatto di introspezione, accettazione e rinascita.

L’artista racconta di come il brano sia nato dall’elaborazione di molteplici esperienze e sentimenti vissuti, senza un momento preciso che abbia scatenato la sua scrittura. La sua musica diventa così un ponte tra passato e futuro, tra le ombre di un cuore invernale e la speranza di nuove primavere.

“Fragilità, fallimento, rinascita”: sono queste le tre parole con cui l’artista descrive il brano, sottolineando il valore della crescita personale attraverso le difficoltà. Il cantautore affronta le sfide creative con spontaneità, accogliendole senza paura, consapevole che ogni ostacolo superato arricchisce il suo percorso artistico.

In questa intervista, Giuseppe Cucè ci porta dentro “Cuore d’inverno”, condividendo il significato più profondo della sua musica, la sua visione delle relazioni e il delicato equilibrio tra emozione e timore nel momento della pubblicazione di un nuovo brano. Un incontro sincero con un artista che non ha paura di mettersi a nudo attraverso le sue canzoni.

C’è stato un momento preciso o un’emozione forte che ha fatto nascere questo singolo? Puoi raccontarcelo?
In questo brano racconto il risultato di tante esperienze passate, delle sensazioni complesse e ponderate che hanno scaturito e delle innumerevoli relazioni umane vissute, attraversando diversi stati d’animo, conflitti interiori e molta sofferenza, ho potuto finalmente mettere nero su bianco tutte queste emozioni, elaborandole, comprendendole e soprattutto accettandole, quindi non c’è un vero e proprio significativo momento.

Comprendere le proprie fragilità è sempre un lavoro molto faticoso, accettare i propri fallimenti lo è altrettanto, e posso dire che all’inizio di questo percorso sono stato un illuso che decide di intraprendere la strada della disillusione, tutto ciò non è necessariamente negativo, per me è stata una grande occasione di crescita. Ho attraversato l’inverno del mio cuore, per giungere a nuove primavere.

Se dovessi descrivere questa canzone con tre parole, quali sceglieresti e perché?
Fragilità, fallimento, rinascita.
Dalle fragilità possiamo trarne forza, dai fallimenti possiamo comprendere il valore delle vittorie, dai nostri limiti possiamo imparare come sia possibile superarli, e se è possibile farlo per poi rinascere più consapevoli e liberi.

Durante la lavorazione di questa canzone, hai incontrato sfide particolari? Come le hai affrontate?
Ho sempre cercato strumenti e modi per potermi esprimere, sperimentare è naturale, un processo spontaneo che viene dettato dal linguaggio che si utilizza, dalle parole che in qualche modo richiamano suoni e melodie, quindi trovare la chiave giusta per poter sviluppare un progetto comporta sempre delle sfide.
Le sfide sono necessarie, e di volta in volta impari a coglierle e a superarle, come giusto che sia, io le affronto così come arrivano, senza schivarle.

C’è una frase del brano a cui sei particolarmente affezionato? Cosa significa per te?
Una storia senza poi, è un imprevisto sterile…. Per me questa frase è il cuore della canzone, perché intraprendere relazioni che non hanno futuro in partenza, sono un imprevisto che non servirà a nulla, poiché sterile. O semplicemente arrendersi alle prime difficoltà, se non sei disposto a lottare o a investire rinunce e sacrifici, non ha senso iniziare alcuna relazione.

Come vivi il momento della pubblicazione di una tua canzone? È più emozionante, stressante o un mix di entrambe le cose?
La vivo o almeno ci provo, in realtà percepisco pudore nel condividere ciò che scrivo, forse perché con le mie canzoni mi metto a nudo e non ho filtri, quindi la paura c’è nell’essere letto in maniera troppo autentica oppure frainteso, come spogliarsi dei propri schermi e donarsi agli altri per ciò che veramente sei.