Come se la caverà il settore edile nel 2024? Se lo chiedono non solo gli addetti ai lavori, giustamente preoccupati da una contrazione della domanda, ma anche i cittadini comuni che stanno pensando di ristrutturare casa. Ne parliamo qui, facendo riferimento allo studio di uno dei migliori istituti specializzati in ricerche di mercato.
Il settore edile è spesso avvolto nell’incertezza, visto l’elevato grado di interdipendenza di cui è affetto, e verso le dinamiche macroeconomiche e verso le attività microeconomiche. Il 2024, però, si preannuncia più incerto degli anni passati. Il motivo è semplice: lo scenario economico è in evoluzione e il quadro normativo è cambiato.
Ma c’è chi vede addirittura nero. E’ il caso di Cresme, famoso istituto di ricerche di mercato, che di recente ha diramato i risultati dello studio “Il mercato delle costruzioni 2024 – Scenario di medio periodo 2025 – 2027”.
Secondo Cresme, il settore edile è destinato a una contrazione. Le prime avvisaglie, a dire il vero, si sono verificate nel 2023, con un discreto calo del giro di affari. E sarà proprio il giro di affari il parametro che più risentirà di questo clima recessivo. Secondo Cresme, da qui al 2026 scenderà fino a 60 miliardi. Un dato negativo, se si pensa che nel 2022, in piena sbornia superbonus, aveva raggiunto i 120 miliardi.
Ciò influirà sui prezzi al dettaglio? Difficile rispondere. Certo è utile maturare una consapevolezza su quelli attuali. Per farlo, vi consigliamo le guide ai prezzi dei lavori edili di Edilnet, rinomato portale di confronto preventivi.
Cresme ha anche individuato le sfide che il settore edile nel 2024 dovrà affrontare. Sfide che potrebbero diventare elementi recessivi e trasformarsi in un banco di prova difficile da superare. Ecco una panoramica.
Come si pongono queste dinamiche nei confronti dei consumatori? Sono positive o negative? Ovviamente, se il settore edile va in sofferenze, il rischio di distorsioni di mercato aumenta, con ovvie conseguenze per i consumatori. Tuttavia, un calo della domanda dovrebbe portare a una diminuzione dei prezzi. Si tratta di una dinamica fisiologica, e trasversale a tutte le attività economiche.
Ovviamente, il calo dei prezzi innescato dal calo della domanda si intreccia con le dinamiche inflattive, che non possono essere dominate ma solo gestite. D’altronde, le cause dell’inflazione vanno ricercate all’estero, nel panorama internazionale. Da questo punto di vista, però, le notizie sono almeno in parte positive: le politiche monetarie restrittive, che tanto male hanno fatto all’economia reale, stanno in effetti abbattendo l’inflazione. Essa permane su livelli elevati, ma ben lontani dalla doppia cifra (o giù di lì) di un anno fa.
Il consiglio è di comportarsi come sempre. Ovvero monitorare i prezzi e valutare più preventivi. Solo in questo modo è possibile conservare il polso della situazione e individuare offerte convenienti. Confrontare i preventivi è relativamente facile. Il difficile sta nel raccoglierli. Infatti, devono essere necessariamente omogenei. Da qui, il consiglio di evitare ricerche alla cieca e di fare riferimento ai portali di confronto preventivi, che rilasciano ipotesi di costo mediamente molto omogenee, per altro frutto di una cernita attenta, che seleziona solo imprese affidabili.
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