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Le leggende di Santa Maria Regina Coeli: il paradiso nascosto nel cuore di Napoli

Nel dedalo di vicoli del centro storico di Napoli, tra vico San Gaudioso e via Pisanelli, sorge una delle chiese più affascinanti e misteriose della città: Santa Maria Regina Coeli. Non è soltanto un capolavoro architettonico che fonde Rinascimento e Barocco, né un semplice scrigno di opere d’arte firmate da Luca Giordano, Massimo Stanzione e Micco Spadaro. Questo complesso custodisce anche un patrimonio immateriale: le leggende e i racconti popolari che da secoli accompagnano la vita del monastero.

Il chiostro “paradiso”

Chi entra nel chiostro rimane colpito dall’armonia della fontana-pozzo cinquecentesca e dagli obelischi che la circondano. La bellezza era tale che gli abitanti del quartiere iniziarono a chiamarlo “il paradiso in terra”. Secondo una leggenda, chi vi sostava in silenzio nelle notti di luna piena poteva intravedere una luce argentea salire dal pozzo, segno della protezione della Vergine. Ancora oggi c’è chi giura di aver percepito, in quel luogo, una pace fuori dal tempo.

I piccoli miracoli di Santa Giovanna Antida

Dal 1810 la chiesa è affidata alle Suore della Carità fondate da Santa Giovanna Antida Thouret. La tradizione popolare racconta che, nei periodi di carestia, alcune donne si rivolsero in preghiera alla santa e furono esaudite: il pane sembrava non finire mai, il latte non mancava per i neonati, e non di rado avvenivano guarigioni improvvise. Da allora la chiesa è vista come un rifugio per chi ha bisogno di aiuto: un luogo che “non lascia mai nessuno a mani vuote”.

Il campanile che veglia

Un’altra leggenda riguarda l’insolito campanile ottagonale, costruito a ponte sopra la strada. Il popolo diceva: “Chi passa sotto l’arco a mezzogiorno, se ha il cuore puro, sentirà una campana invisibile”. Una credenza che trasformava un elemento architettonico in un segno di protezione per i più umili, un modo per ribadire che la chiesa vegliava sul quartiere.

Le voci del refettorio

Il refettorio, affrescato da Michele Ragolia, era il cuore della vita monastica. Secondo alcuni racconti, nelle notti di tempesta c’è chi avrebbe udito cori e preghiere provenire da quella sala, come se le antiche canonichesse continuassero a vegliare sulle mura del convento. Un’eco di devozione che lega i vivi a chi ha servito Dio tra quelle pareti secoli fa.

Un patrimonio da riscoprire

Oggi Santa Maria Regina Coeli vive un momento delicato: la chiesa è stata chiusa più volte per restauri, in particolare per il prezioso soffitto ligneo del XVII secolo. Ma insieme alla sua bellezza artistica, ciò che rende unico questo luogo è l’intreccio di storia, fede e leggende popolari che hanno nutrito la memoria collettiva del quartiere. Racconti che, come fili invisibili, continuano a legare la comunità alla sua chiesa, facendone non solo un monumento, ma un’anima viva della città.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

MIchela Mortella

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