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Riflettiamo in versi: Il dolore nella società contemporanea: Anestesia o crescita?

Il dolore è un’esperienza universale, ma il modo in cui viene affrontato varia profondamente a seconda del contesto sociale e individuale. Nella società moderna, la sofferenza viene spesso percepita come qualcosa da evitare, anestetizzare o nascondere dietro distrazioni e dipendenze. Ma la fuga dal dolore può diventare una trappola che impedisce la vera crescita personale.  Viviamo in un’epoca in cui il successo e la felicità sembrano obbligatori. La cultura dell’intrattenimento e la costante ricerca di gratificazioni istantanee e superficiali contribuiscono alla costruzione di una società “analgesica”, in cui il dolore viene considerato un ostacolo anziché una parte inevitabile della vita. Ci si rifugia nell’alcol, nella droga, nel gioco d’azzardo e in altre forme di evasione, cercando una risposta e un sollievo temporaneo che porta solo a dipendenza e sofferenza più profonda.

La psicologia insegna che il dolore, affrontato con consapevolezza e con coraggio, può essere trasformato in un’opportunità di crescita. Evitare la sofferenza attraverso l’anestesia emotiva (sia con sostanze che con distrazioni compulsive) porta spesso ad una maggiore disconnessione da sé stessi. E spesso alla violenza anche verso gli altri. L’accettazione del dolore e il lavoro su sé stessi possono, invece, favorire la costruzione di una resilienza autentica, permettendo di trovare un equilibrio tra fragilità e forza interiore.

Riflessione poetica: il grido silenzioso della ricerca di aiuto

Con questa poesia “Rifletti”, contenuta nel volume “ Amarsi per Amare”  mi soffermo sulla lotta di un individuo con la propria sofferenza, evidenzio il desiderio di sfuggire al dolore e la successiva presa di coscienza dell’illusorietà di tale fuga. L’iniezione, l’alcol e il gioco diventano metafore di un tentativo disperato di anestetizzare le emozioni. Tuttavia, emerge una consapevolezza: il dolore non è un nemico da eliminare, ma una voce interiore che merita di essere ascoltata. Affrontare la sofferenza è una sfida complessa, ma essenziale per la crescita personale. La società potrebbe offrire più strumenti per comprendere e gestire il dolore, invece di incentivare soluzioni temporanee che lo rendono solo più insidioso. Riconoscere la propria fragilità e trovare modi costruttivi per superare le difficoltà può aprire la strada a una vita più autentica e significativa.

Rifletti

Un giorno rifletti su te stesso
sul tuo mondo che hai creato perfetto.
E per questo hai sfidato la vita
per arrivare alla meta:
non essere schiavo del dolore,
fare a meno dell’amore.
Liberarti per sempre dal male oscuro
di essere fragile e insicuro.
Hai cantato, ballato e giocato
per non essere scartato.
Non hai compreso all’istante
che quello che cerchi col buco non è importante.
Scansare il dolore non è normale
non si può sempre sognare.
Ora comprendi che il buco che hai nella pelle
non ti ha fatto arrivare alle stelle,
affrontare la vita con un’iniezione
è una pura illusione.
E in fondo tu sai che anche l’alcool e il gioco
ti fan godere solo per poco,
poi scendi all’inferno.
Anestetizzare il dolore è un grave errore.
Capisco che ora soffri e resti muto
e il buco era una richiesta di aiuto.
Adesso lì immobile sopra un lettino
ripensi al tuo amaro destino.
Hai goduto del tempo trascorso,
ora ti resta un solo rimorso:
non essere stato in armonia
con te stesso e con l’universo!

 

Domenico Nardo

Presidente dell'"Associazione Culturale Rachele Nardo-LLFF", avvocato, docente di discipline giuridiche ed economiche presso gli Istituti Superiori di Secondo Grado, scrittore, conduttore radiofonico.

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