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Tutti i numeri della cefalea: un mal di testa “mondiale”

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha stimato che l’emicrania si presenta con almeno un attacco nella vita del 90% delle persone. Inoltre nel 2002 ha assegnato a questa patologia il carattere di disturbo disabilitante. Spesso per far passare le crisi occorre stare a letto, in una stanza buia e silenziosa, in quanto gli stimoli luminosi e acustici esacerbano la cefalea. Un problema che si manifesta ovunque, anche quando si è in viaggio.

Si tratta di un disturbo che si presenta in varie forme, in quanto la cefalea ha tantissime varianti con caratteristiche differenti. Di conseguenza sarebbe corretto parlare di cefalee al plurale e, solo per citare alcuni esempi, tra quelle che si riscontrano con maggiore incidenza abbiamo l’emicrania con aura, l’emicrania senza aura, la cefalea da abuso di farmaci sintomatici, la cefalea tensiva e la cefalea a grappolo.

Cefalea: gli studi scientifici

Secondo studi scientifici analitici condotti nel 1988 le patologie legate al mal di testa colpiscono maggiormente il sesso femminile in un rapporto addirittura di 2 a 1. Per esempio l’emicrania con aura è presente nel 3-10% delle donne contro l’incidenza dell’1-4% degli uomini.

Tuttavia sembra diverso il caso della cefalea a grappolo. Innanzitutto si evidenzia tra i 56 e i 69 soggetti su 100.000 abitanti. Andando più nel dettaglio, prendendo un campione di riferimento di circa 100.000 persone con età maggiore di 14 anni, si è evidenziato quanto segue: la cefalea a grappolo è stata riscontrata in 279 casi con netta prevalenza maschile in rapporto di 3 a 1.

Nei primi anni 2000 i numeri purtroppo sono incrementati in modo esponenziale: sono 27 milioni gli italiani che soffrono di cefalee con frequenza media di 2 episodi mensili che durano dalle 5 alle 10 ore. L’incidenza è alta anche in alcune zone della Lombardia, come ad esempio a Pavia e Milano. I fattori scatenanti sono correlati direttamente a stili di vita errati: somatizzazione della tensione e dello stress, mancanza di idratazione adeguata, alimentazione scorretta, troppe ore davanti ad uno schermo, sonno insufficiente.

Cefalea: stili di vita

Proseguendo nella lettura dei dati, sembra che ci sia una stretta correlazione tra tenore di vita e insorgenza dell’emicrania. Infatti, a causa di condizioni economiche disagiate, oltre il 60% dei pazienti affetti da tali patologie, tarda a farsi visitare da uno specialista. Purtroppo l’attesa risulta spesso nella cronicizzazione della patologia.

Andando oltre i confini nazionali, precisamente in America, i dati rivelano che 8,7 milioni di donne e 2,6 milioni di uomini sono preda di cefalee ed emicranie: l’intensità varia tra media e severa e la frequenza delle crisi è di almeno una al mese. In questo studio è stato confermato che il massimo disturbo si verifica in un’età compresa tra 35 e 45 anni, ossia la fase della vita in cui si lavora maggiormente. Per tale motivo è fondamentale trattare nel modo giusto una patologia potenzialmente invalidante e che influisce negativamente sulle condizioni di vita dell’individuo.

I numeri aiutano a comprendere le dimensioni incredibili del fenomeno cefalee: essendo una patologia trasversale sia a livello anagrafico, che a livello geografico, necessita di strutture adeguate specializzate nel trattamento e nella cura di suddette patologie. I centri di eccellenza per il trattamento delle cefalee devono annullare tutti i tipi di barriera che potrebbero frapporsi tra lo specialista e il paziente.

Cefalea: la diagnosi

Un ostacolo è sicuramente rappresentato dalla lingua, poiché il diario della cefalea è uno strumento basilare per la diagnosi del mal di testa. Quindi come può un paziente straniero descrivere alla perfezione il suo dolore se non ha la stessa padronanza del linguaggio rispetto al suo idioma d’origine? Vi è una netta differenza tra un dolore pulsante alla tempia, una sensazione di pesantezza sul cranio o un’algia che trafigge come un coltello.

La soluzione è quindi fornire anche agli stranieri degli strumenti pensati appositamente per ridurre al minimo le incomprensioni. Si stima che sul nostro territorio vi sia una presenza massiccia di rumeni (40.000) e albanesi (30.000). Per venire incontro a queste esigenze e garantire il diritto alle cure migliori, un esempio da prendere in considerazione è quello del Professore Fabio Antonaci Neurologo che sul sito Medicina delle Cefalee ha una sezione in diverse lingue: inglese, francese, russo, rumeno, albanese, arabo e portoghese. I contenuti informativi e il materiale per il monitoraggio degli attacchi, come il Diario delle Cefalee, sono scaricabili in lingua originale.

Sergio Pinto

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