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Nel tempo della tristezza: imparare ad ascoltarla per tornare a fiorire

C’è un momento in cui la tristezza arriva in punta di piedi. A volte ha un nome e una data: un addio, un progetto svanito, una parola di troppo. Altre volte è un velo che si posa senza un perché apparente. In entrambi i casi, resta lì, silenziosa, a chiedere attenzione. E il primo passo per superarla, dicono psicologi e terapeuti, non è scacciarla, ma ascoltarla.

Accogliere la tristezza significa dare valore alle proprie emozioni. “Piangere, restare in silenzio, scrivere: sono modi per aprire una porta su ciò che sentiamo” spiegano gli esperti. Non è un segno di resa, ma di lucidità: il dolore, se riconosciuto, inizia già a trasformarsi.

Eppure, ascoltare non basta. Servono piccole azioni, come sassolini messi uno dietro l’altro su un sentiero. Un breve tragitto a piedi, un gesto di cura per sé – preparare un piatto che piace, sistemare una stanza – o semplicemente respirare a fondo per qualche minuto. Sono segnali concreti che si sta reagendo.

Il corpo è un alleato prezioso. Una camminata, qualche esercizio dolce o un po’ di stretching attivano endorfine e serotonina, sostanze che il cervello riconosce come messaggeri di benessere. Anche mantenere una routine – orari regolari, momenti di relax programmati – aiuta a non cedere alla spirale dell’apatia.

Molti trovano sollievo nella mindfulness, nell’arte, nella musica. Fermarsi sul presente, senza rimuginare, è una forma di allenamento mentale che riduce il rumore di fondo. Disegnare, scrivere o suonare non cancellano il dolore, ma lo incanalano in qualcosa di visibile e condivisibile.

Il contatto umano resta una delle medicine più antiche. Un caffè con un amico, una telefonata a chi sa ascoltare, un abbraccio: sono gesti che alleggeriscono il peso interiore. E quando possibile, un po’ di tempo nella natura – un parco, un giardino, anche solo un balcone fiorito – può rinnovare le energie.

Infine, la gentilezza verso sé stessi. Non pretendere di “guarire” in fretta, ma concedersi il tempo che serve. Trattarsi con pazienza, come si farebbe con una persona cara in difficoltà, rafforza la capacità di ripartire. Se però la tristezza persiste per settimane o si accompagna a sintomi intensi come insonnia, perdita di interesse o senso di inutilità, è fondamentale rivolgersi a un professionista.

La tristezza, quando è attraversata con consapevolezza, può lasciare in eredità una nuova forza. Non perché il dolore diventi improvvisamente “bello”, ma perché ci insegna a guardare oltre, a dare valore a ciò che resta e a ciò che può ancora nascere.

Redattore Travel

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