In un contesto apparentemente dominato da cemento, arte moderna e turismo, si nasconde un paesaggio che pochi associano ancora alla città: un reticolo di storia agricola, comunità contadine e memoria rurale che, oggi, rivive tra musei, orti urbani e progetti di sostenibilità.
Al centro del recupero della memoria contadina c’è il Museo de la Vida Rural, recentemente rinominato Museu Terra. Nato originariamente a l’Espluga de Francolí, il museo si è dotato di una nuova sede nel quartiere Poblenou, a Barcellona, presso la sede della Fundació Carulla. È un vero e proprio viaggio multisensoriale nella vita rurale catalana ─ tra oggetti, testimonianze orali, suoni, odori e ricostruzioni scenografiche pensate per avvicinare i cittadini al mondo agricolo. Il museo è concepito per far riflettere sul ruolo dell’agricoltura, delle economie locali e della sostenibilità, anche grazie a murales del pittore Llucià Navarro su tematiche rurali e a sezioni interattive pensate per le scuole.
Altra tappa obbligata è Can Masdeu, un centro occupato a Collserola nato nel 2001 su una masia abbandonata. Oggi, è un’esperienza vivente di memoria rurale urbana: un insieme di orti comunitari gestiti con tecniche sostenibili, visite guidate e giornate di agricoltura didattica e attivismo ecologico. Quasi ogni domenica, si può partecipare a raccolti, laboratori, incontri collettivi intorno al tema dell’autosufficienza e del decision-making comunitario.
A sud-ovest della città, l’agricoltura metropolitana nel Baix Llobregat rappresenta l’intreccio tra città e campagna: è un parco agricolo periurbano frequentato per le sue aziende, i vitigni DOC di Alella e i programmi che promuovono percorsi didattico–storici per spiegare origine e valore dell’agricoltura tradizionale. Qui si studiano tradizioni arboricole e tecniche di coltivazione che testimoniano una continuità secolare rispetto al passato rurale della regione.
Inoltre, la memoria agricola è valorizzata anche da esposizioni archeologiche: nel Born Centre de Cultura i Memòria, all’interno dell’ex Mercato del Born, si trovano reperti del quartiere della Ribera demolito dopo l’assedio del 1714. Questo luogo non è solo memoria dell’evento storico, ma racconta anche come era organizzata la vita quotidiana, compresi botteghe, cortili e spazi agricoli urbani dell’epoca.
Ma cosa significa oggi mantenere viva la memoria rurale? Secondo esperti del “nou ruralisme” catalano (nuovo ruralismo), non si tratta di un ritorno nostalgico alla campagna, bensì di una riflessione critica sul paesaggio, sulle risorse e sull’urbanizzazione dilagante: è un recupero, consapevole e orientato alla sostenibilità.
Se il ritratto storico è ben rappresentato nelle istituzioni museali, la memoria viva del lavoro della terra è invece testimoniata dalle comunità migranti stagionali, che tra anni Ottanta e oggi hanno preso il posto delle famiglie contadine native nel settore agricolo spagnolo, garantendo la continuità della produzione ma vivendo in condizioni spesso precarie. Anche questo aspetto contribuisce alla memoria rurale contemporanea, fatta di identità ibride e nuove forme di vita legate alla terra.
In definitiva, Barcellona conferma una pluralità di intrecci tra città e campagna: dal Museu Terra e il Born CCM alle comunità di Can Masdeu e allo sviluppo dell’agricoltura periurbana, emerge un quadro integrato dove la memoria rurale non è più relegata al passato, ma diventa leva per educazione, sostenibilità e rigenerazione cittadina. Un patrimonio che, se ben coltivato, può nutrire una cittadinanza più consapevole delle proprie radici e del proprio futuro condiviso.
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