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Inaugurato a San Vito dei Normanni e a Ostuni la IX edizione del Festival della Cooperazione Internazionale: riflettori sul futuro delle istituzioni globali e la cooperazione tra città

A Ostuni e San Vito dei Normanni prende il via la nona edizione del Festival della Cooperazione Internazionale, promosso da AIFO e RIDS. Un’edizione dedicata al ruolo delle istituzioni globali e alla costruzione di nuovi ponti di solidarietà, con un focus sull’Ucraina e sulle relazioni tra città europee.

Dal 11 al 19 ottobre 2025, le città di Ostuni e San Vito dei Normanni ospitano la nona edizione del Festival della Cooperazione Internazionale, promosso da AIFO e dalla RIDS – Rete Italiana Disabilità e Sviluppo, con il patrocinio di enti locali e partner internazionali.

L’edizione di quest’anno, inserita nella Campagna AIFO per l’Inclusione 2025, affronta un tema di forte attualità: “La cooperazione internazionale e il futuro delle istituzioni globali”.

In un contesto segnato da conflitti armatidisastri ambientali e crescenti disuguaglianze, il Festival si propone come luogo di riflessione e di azione concreta, con l’obiettivo di rilanciare il ruolo delle istituzioni internazionali e promuovere una cooperazione fondata su pace, giustizia e inclusione.

Il Festival si è aperto sabato 11 ottobre a San Vito dei Normanni, presso Casa Carbotti (Corso Leonardo Leo) e lunedì 13 ottobre, alle ore 17:30, presso la Sala Mostre della Biblioteca Comunale di Ostuni, con l’inaugurazione della mostra fotografica “Migranti nel Mediterraneo”.

L’incontro di Ostuni è stato introdotto dal giornalista Tiziano Mele e ha visto gli interventi di Valerio Carrozzo, figlio del fotoreporter Marcello Carrozzo, e di Franco Colizzicoordinatore del Festival.

La mostra – dedicata al lavoro di documentazione di Carrozzo – racconta le rotte, le speranze e le tragedie di chi attraversa il mare in cerca di una vita migliore. Un percorso di immagini che, come ha ricordato Colizzi, «ridà voce e dignità a chi troppo spesso viene dimenticato».

Il senso del Festival: interrogarsi sul futuro delle istituzioni globali

Nel corso dell’inaugurazione, Franco Colizzi ha sottolineato la centralità di questa edizione: «Quest’anno – ha spiegato – vogliamo rispondere a una domanda fondamentale: cosa sta accadendo alle istituzioni globali nate dopo la Seconda guerra mondiale per garantire la pace e la convivenza tra i popoli?»

Colizzi ha ricordato come, nel corso dei decenni, il sistema internazionale abbia costruito una rete di organismi e convenzioni – dalle Nazioni Unite al Tribunale Penale Internazionale, dall’Organizzazione Mondiale della Sanità alle agenzie umanitarie – nate per promuovere la giustizia e prevenire i conflitti.

«Purtroppo – ha aggiunto – negli ultimi anni assistiamo a una crescente fragilità di queste istituzioni, spesso condizionate da interessi geopolitici, economici e militari. È una deriva che rischia di riportarci indietro nel tempo, quando la forza prevaleva sul diritto».

Il presidente ha poi citato il caso dell’OMS, ricordando come la pandemia abbia mostrato la necessità di un maggiore coordinamento globale: «Immaginare un mondo in cui ogni Paese deve salvarsi da solo sarebbe un fallimento dell’idea stessa di cooperazione internazionale».

Un focus sull’Ucraina e la cooperazione tra città

Tra i momenti centrali del Festival, il focus sull’Ucraina, che verrà presentato venerdì 17 ottobre alle ore 17:00 presso la Sala Convegni della Banca di Credito Cooperativo di Ostuni, in Largo Mons. Italo Pignatelli 2.

In tale occasione sarà illustrato il Patto di Collaborazione tra il Comune di Kobleve (Ucraina) e i Comuni di Ostuni e San Vito dei Normanni, sottoscritto il 24 aprile 2025.

«Kobleve – ha ricordato Colizzi – è una città che, per dimensioni e struttura, somiglia a Ostuni. Il gemellaggio nasce dal desiderio di costruire legami tra comunità che condividono la volontà di affrontare insieme le difficoltà del presente e di aprirsi a un futuro di pace».

Un Festival come spazio civico e di partecipazione

Il Festival della Cooperazione Internazionale si conferma un laboratorio di confronto e consapevolezza collettiva, dove la cultura, la partecipazione e la solidarietà diventano strumenti di costruzione della pace.

Attraverso esperienze concrete, testimonianze internazionali, mostre e dibattiti, il Festival intende rafforzare il dialogo tra cittadini, istituzioni e organizzazioni, contribuendo alla costruzione di un mondo più equo e inclusivo.

Ha concluso Colizzi: «Le istituzioni globali hanno senso solo se tornano a servire le persone e non il potere. La cooperazione deve restare il linguaggio universale della pace».

Alessandro Nardelli

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