La notte tra il 9 e il 10 settembre 2025 ha segnato un nuovo punto di rottura nella fragile architettura della sicurezza europea. La Polonia ha abbattuto diversi droni russi penetrati nel suo spazio aereo, alcuni provenienti dalla Bielorussia. Il governo di Donald Tusk ha invocato l’Articolo 4 del Trattato NATO, chiedendo consultazioni straordinarie tra gli alleati.
Le reazioni sono state immediate: caccia in volo, aeroporti chiusi, tensione alle stelle. Il Consiglio Nord Atlantico si è riunito in via straordinaria. L’Italia ha inviato un aereo da sorveglianza E-550A, mentre altri Paesi hanno mobilitato assetti militari. L’Europa, ancora una volta, si ritrova sull’orlo di una guerra che nessuno vuole, ma che tutti sembrano temere.
La Russia provoca, l’Europa vacilla
Le esercitazioni Zapad 2025, condotte da Mosca e Minsk, simulano scenari di guerra contro l’Occidente. I droni abbattuti non sono incidenti: sono segnali. La Russia sta testando la reattività della NATO, sfruttando il vuoto politico europeo e le divisioni interne all’Alleanza.
Secondo Varsavia, si tratta di una violazione grave e deliberata. Anche governi tradizionalmente più cauti, come quello ungherese, hanno definito l’episodio “inaccettabile”. Mosca non si limita a provocare: costruisce una narrativa di forza, alimentando tensione e incertezza.
Le crepe dell’Occidente: un’Europa fragile, un’America disorientata
La crisi non nasce solo dai droni. È il frutto di una debolezza sistemica dell’Occidente, che si manifesta su più fronti:
Francia: paralisi politica e perdita di leadership
La Francia è immersa in una crisi di governo, con instabilità interna e tensioni sociali che indeboliscono la sua voce in Europa. Il tradizionale ruolo di Parigi come pilastro dell’UE è in crisi.
Germania: frammentazione e prudenza paralizzante
La coalizione di Friedrich Merz è divisa. Il successo dell’estrema destra in Turingia e Sassonia ha spinto Berlino verso una politica di cautela, che si traduce in immobilismo.
Stati Uniti: una superpotenza senza bussola
Dopo la rielezione di Donald Trump, gli USA hanno adottato una postura più isolazionista e scettica verso la NATO. La visione globale americana è frammentata, e l’Europa ne paga il prezzo.
Un mondo impazzito: la poesia come epilogo
La debolezza del motore franco-tedesco, la disconnessione americana e l’aggressività russa hanno lasciato l’Europa senza guida e senza anima. In questo vuoto, la guerra avanza. Ma il vero problema non è solo militare: è morale. È il cuore dell’uomo che ha smarrito la via.
Ed è qui che cerco di offrire una chiave di lettura diversa, attraverso la mia poesia “Un mondo impazzito”, tratta dal volume “Io credo”- Libritalia luglio 2024 Non come ornamento, ma come testimonianza. Un invito alla riflessione, alla coscienza, alla speranza.
Un mondo impazzito
È un mondo impazzito
perché è stato tradito.
Così come accadde per il Figlio dell’Uomo
è stato creato un grande frastuono
per non farci ascoltare i messaggi d’amore
inviati da Nostro Signore.
Ha mandato persino Suo figlio
per dirci che l’uomo è fatto col cuore
e ha bisogno d’amore.
Ci ha rivelato di essersi incarnato
per riscattarci dal peccato.
Perché predicava l’amore e la pace
lo abbiamo creduto un incapace.
Lo abbiamo deriso e processato
e poi l’abbiamo ammazzato.
Ora non è lontano
e ci tende la mano,
ci indica ancora la via,
per questo ci ha dato Maria.
Ci manda messaggi d’amore,
ci invita a pregare a vivere in pace e a sperare.
Ma ormai siamo sordi,
non abbiamo capito,
e il nostro cuore si è indurito.
Abbiamo iniziato a non credere nel peccato
in una lotta assurda con chi ci ha creato.
Possiamo ancora sperare e ricominciare,
sappiamo cosa fare;
pregare e amare
son condizioni da non trascurare.
Questa poesia non è solo una riflessione religiosa. È un grido civile, un monito culturale, un invito alla responsabilità. Perché se il mondo è impazzito, non è solo per colpa dei droni o dei governi, ma per aver dimenticato chi siamo e da dove veniamo.
E allora, invece di prepararci alla guerra, prepariamoci alla verità.
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