Vibo Valentia si è svegliata più vuota, più fragile. Il piccolo Francesco, tre anni e mezzo, non ce l’ha fatta. Dopo giorni di agonia, il suo cuore ha smesso di battere all’ospedale Bambino Gesù di Roma, dove era stato trasferito d’urgenza in seguito al tragico incidente avvenuto nel parco urbano cittadino.
Una trave in legno, parte di una struttura del percorso fitness, ha ceduto improvvisamente, schiacciando il bambino mentre giocava. Un impatto devastante, una corsa contro il tempo, due interventi chirurgici, e poi… il silenzio. Quel silenzio che oggi ci avvolge e ci interroga.
La notizia ha attraversato la città come un vento gelido. Le lacrime dei genitori sono diventate le lacrime di tutti. Le preghiere, le veglie, la speranza che si aggrappava a ogni respiro del piccolo Francesco: tutto si è fermato. E ora resta il dolore, quello che non si può spiegare, quello che non si può accettare.
L’Associazione Culturale Rachele Nardo LL FF ODV, insieme al suo Presidente, si stringe con profonda commozione al dolore della famiglia, condividendo il lutto dei genitori e di tutti i loro cari. In questo momento di buio, la comunità deve farsi luce.
La Procura di Vibo Valentia ha aperto un’indagine per omicidio colposo. Il parco è stato sequestrato, e un perito tecnico è stato incaricato di valutare la sicurezza della struttura. Troppe domande restano sospese: perché quella trave ha ceduto? Perché non c’erano barriere? Chi doveva vigilare?
Non si tratta solo di giustizia. Si tratta di dignità, di rispetto per la vita, di un dovere morale verso ogni bambino che corre, ride, sogna.
Come cittadini, come associazioni, come istituzioni, abbiamo il compito di non dimenticare. Di trasformare il dolore in impegno. Di fare in modo che Francesco non sia solo un nome, ma un simbolo di ciò che deve cambiare.
Per questo, l’Associazione Culturale Rachele Nardo LL FF ODV propone ufficialmente che il Parco Urbano di Vibo Valentia venga intitolato a Francesco, affinché il suo nome resti scolpito nel cuore della città. Non si tratta solo di una targa, ma di un atto di responsabilità collettiva. Un luogo che porti il suo nome sarà un monito permanente: ogni spazio pubblico deve essere sicuro, ogni gioco deve essere protetto, ogni bambino deve poter correre senza paura.
Intitolare il parco a Francesco significa dare voce al silenzio, trasformare la tragedia in memoria attiva, e fare in modo che nessuno dimentichi. È un gesto che unisce la comunità, che chiede giustizia, e che educa al rispetto della vita.
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