Era ora. Nel mondo del web hosting e della sicurezza online, ci siamo abituati a un monopolio di fatto: poche multinazionali americane e cinesi che dettano legge, fissano i prezzi, e decidono chi può permettersi davvero una protezione degna di questo nome.
A sfidare questa dittatura tecnologica arriva Tublat.com, la digital company campana che negli ultimi mesi ha già fatto parlare di sé per i VPS e server gestiti più economici d’Europa. Ora però il colpo è ancora più grosso: una Content Delivery Network (CDN) globale, con tutte le funzioni premium che i competitor vendono a peso d’oro, ma con una filosofia diversa.
Una filosofia che si riassume in una frase: democratizzare i costi del digitale.
Mettiamo subito le carte sul tavolo. Tublat non arriva con un giocattolino sperimentale, ma con un arsenale da guerra, costruito per stare spalla a spalla con i leader mondiali.
Le feature annunciate parlano chiaro:
Tradotto: Tublat ha preso il manuale dei colossi e lo ha riscritto in chiave accessibile.
Parliamoci chiaro. Oggi quando pensi a CDN e protezione DDoS ti vengono in mente due o tre nomi, sempre gli stessi: Cloudflare, Akamai, Imperva. Loro comandano, loro decidono. Ma comandano anche perché nessuno ha avuto il coraggio di rompergli le uova nel paniere.
Tublat invece entra a gamba tesa. Non con proclami vuoti, ma con un’infrastruttura reale e un messaggio diretto: non bisogna spendere migliaia di euro al mese per avere protezione e performance di livello mondiale.
E lo fa da outsider, dall’Italia. Una scelta coraggiosa in un settore che ci vuole sempre e solo come clienti passivi dei colossi d’oltreoceano.
La mossa di Tublat non è solo una trovata di marketing. È un terremoto per 3 motivi:
Questo non è un dettaglio. Nel 2025 parlare di sovranità digitale non è più un lusso: è una necessità. Con le nuove direttive europee (NIS2 in primis), aziende e pubbliche amministrazioni hanno bisogno di partner che non siano ostaggio di governi stranieri.
Tublat intercetta questa esigenza e si presenta con una CDN “nata” europea, con log, dati e analytics conformi alle normative. Non è solo un tema di compliance: è anche un messaggio politico.
Chi pensa che sia solo hype, dovrebbe farsi due conti. Un’infrastruttura del genere non si improvvisa: servono anni di preparazione, data center partner, accordi di peering, intelligenza artificiale addestrata su dataset reali.
Se Tublat annuncia, vuol dire che la macchina è pronta. E questo mette pressione ai colossi, costretti a fare i conti con un nuovo competitor che non ha paura di sporcarsi le mani.
Finora i big hanno campato di inerzia. Prezzi alle stelle, bundle di servizi confusi, interfacce spesso inutilmente complicate, upselling aggressivo. Ma cosa succede se un player più piccolo, agile, e soprattutto europeo, entra sul mercato con un’offerta chiara e trasparente?
Succede che il castello si incrina. E il timing è perfetto: in un momento storico in cui aziende e PMI cercano di tagliare i costi senza tagliare la qualità, una CDN “all inclusive” a prezzi democratici è dinamite pura.
Il bello è che questa CDN non è pensata solo per le piccole imprese. Le caratteristiche annunciate sono da enterprise puro: DDoS AI-powered, WAF L7, load balancing, WebSockets, threat intelligence. Parliamo di roba che interessa anche banche, e-commerce globali, applicazioni SaaS.
Ma Tublat ha scelto di renderla accessibile a tutti, senza differenze tra “serie A” e “serie B”. Ed è qui che si vede la filosofia aziendale: tecnologia di fascia alta per tutti, non solo per chi ha budget da multinazionale.
Non è un annuncio come gli altri. È una dichiarazione di guerra ai colossi del cloud e della sicurezza. Tublat non promette un “compromesso”: promette le stesse armi, con più trasparenza e prezzi umani.
E se mantiene anche solo metà di quello che ha annunciato, il mercato europeo della sicurezza e delle CDN non sarà più lo stesso.
Il futuro, per una volta, non arriva da Silicon Valley o da Pechino.
Il futuro parla italiano.
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