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Il referendum abrogativo: tra partecipazione e astensionismo

Il referendum abrogativo è uno degli strumenti più significativi di democrazia diretta, offrendo ai cittadini la possibilità di decidere sull’eliminazione di una legge. Tuttavia, quando il quorum non viene raggiunto, si apre un dibattito sulle cause dell’astensionismo: si tratta di semplice disinteresse, di mancanza di comprensione del quesito o di una forma implicita di dissenso?

Secondo l’articolo 75 della Costituzione italiana, il voto referendario è un diritto, non un obbligo. Questo significa che la scelta di non partecipare è legittima quanto quella di esprimere un voto. Ma quali sono le ragioni principali per cui i cittadini scelgono di non recarsi alle urne? Tra le ipotesi più comuni troviamo la scarsa informazione, la percezione che il referendum non sia realmente incisivo, oppure la volontà di non prendere posizione. Alcuni interpretano il mancato raggiungimento del quorum come un segnale di disconnessione tra politica e cittadini, mentre altri lo considerano una conseguenza della comunicazione inefficace del quesito referendario.

Affluenza e tematiche referendarie

Storicamente, i referendum su questioni etiche e sociali, come l’aborto e il divorzio, hanno registrato un’alta partecipazione, poiché suscitavano un forte dibattito pubblico e coinvolgevano la coscienza collettiva. Al contrario, i referendum su temi più tecnici o percepiti come meno urgenti hanno avuto un coinvolgimento minore. Questo solleva una domanda fondamentale: su quali temi è realmente opportuno coinvolgere i cittadini attraverso il referendum? Quando la partecipazione è bassa, forse sarebbe preferibile lasciare che il Parlamento assuma direttamente la responsabilità di legiferare, evitando di delegare scelte cruciali a una volontà popolare incerta.

Disparità geografiche e percezione del referendum

Un altro aspetto da considerare è la differenza di affluenza tra Nord e Sud. Analizzare questi dati esclusivamente in chiave geografica, senza considerare altri fattori, rischia di alimentare pregiudizi e semplificazioni. Il problema potrebbe risiedere nella modalità di presentazione del referendum: se i cittadini non ne comprendono appieno la rilevanza, potrebbero preferire non partecipare, oppure percepire lo strumento come una mera lotta politica piuttosto che come un mezzo da adottare solo per temi di grande impatto.

Astensione referendaria: una scelta consapevole?

È importante distinguere l’astensione nelle elezioni politiche o amministrative da quella referendaria. Mentre nelle elezioni l’assenza di voto non incide direttamente sul risultato, nel referendum il mancato raggiungimento del quorum ne decreta il fallimento. In questo senso, non partecipare al voto referendario è già una forma di scelta attiva, che esprime indirettamente un’opinione sul tema o sullo strumento stesso.

Verso una maggiore partecipazione: quale futuro per il referendum?

La sfida principale resta: come incentivare una maggiore partecipazione senza trasformare il voto in un obbligo? Probabilmente il punto di partenza dovrebbe essere una comunicazione politica più chiara ed efficace, capace di coinvolgere realmente i cittadini su tematiche di grande impatto sociale e politico. Informare in modo trasparente, evitare formulazioni ambigue e rendere i quesiti comprensibili può contribuire a restituire al referendum il ruolo di strumento significativo di democrazia diretta.

 

Domenico Nardo

Presidente dell'"Associazione Culturale Rachele Nardo-LLFF", avvocato, docente di discipline giuridiche ed economiche presso gli Istituti Superiori di Secondo Grado, scrittore, conduttore radiofonico.

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