Tra Terra, Vento e Memoria: “Rossa tra colline e mare” come narrazione visiva dell’identità calabrese
Nel vasto panorama editoriale del Salone Internazionale del Libro di Torino 2025, tra le novità che più si discostano dal rumore del marketing culturale e dei bestseller transitori, è spiccato “Rossa tra colline e mare”, libro fotografico di Giuseppe Morello e Mario Greco edito da Rubbettino. Il libro è stato presentato al Salone il 16 maggio scorso, alla presenza di un numeroso e attento pubblico. Tra i relatori – e interlocutori degli autori – Paolo Battistel, affermato scrittore torinese, esperto di fiaba e mito, il quale ha contribuito non poco ad impreziosire la discussione.
A un primo sguardo, si potrebbe pensare che il libro sia semplicemente un tributo visivo alla Cipolla Rossa di Tropea Calabria IGP, eccellenza agroalimentare ben nota in Italia e nel mondo. Ma l’opera si rivela ben presto qualcosa di molto più profondo: un viaggio nel cuore di un’identità collettiva, un atto d’amore verso un territorio e la sua umanità, un ponte tra immagini e memoria, tra geografia e antropologia.
L’occhio che narra: tra fotografia e simbolo. La fotografia, in questo caso, non è mai illustrativa. È evocativa, poetica, immersiva. Ogni scatto di Morello e Greco è un tassello di un mosaico emotivo e culturale, dove il soggetto – la Cipolla Rossa – è al tempo stesso protagonista e pretesto. Non è l’ortaggio in sé che viene celebrato, bensì il mondo che lo rende possibile: le mani rugose dei contadini, la luce sospesa delle colline calabresi, la pazienza del gesto agricolo, le pieghe del volto umano che raccontano più del paesaggio stesso. È un’etnografia per immagini, un racconto in cui il dato sensibile si trasfigura in simbolo.
“Rossa tra colline e mare” è molto più di un prodotto editoriale: è una narrazione visiva che emoziona e restituisce dignità a un simbolo dell’identità calabrese nel mondo. In un’epoca in cui la narrazione del Sud è spesso vittima di riduzioni folkloriche o stereotipi criminalizzanti, “Rossa tra colline e mare” sceglie la strada più ardua e nobile: restituire complessità e bellezza senza scadere nella cartolina.
Il Sud come mito vissuto: parole e immagini. La presenza di Battistel, esperto di fiaba e mito, è stata particolarmente significativa. La cipolla di Tropea non è semplicemente un alimento: è un archetipo alimentare, un totem radicato nel ciclo della terra e nel calendario delle stagioni, un’epifania di resilienza che diventa racconto. La cipolla, infatti, è per definizione un elemento stratificato, fatto di veli e trasparenze, di lacrime e sapori: metafora perfetta di un’identità meridionale che è, essa stessa, fatta di strati, memorie, storie sovrapposte.
Il libro invita lo spettatore a “sfogliare” la Calabria come si sfoglia una cipolla: strato dopo strato, senza timore delle emozioni che essa suscita. Le fotografie non illustrano semplicemente un prodotto tipico, ma riportano a galla una memoria agricola che rischia di scomparire, una sapienza antica che si trasmette più col gesto che con le parole.
Cultura materiale e dignità del lavoro. Uno dei meriti più rilevanti di “Rossa tra colline e mare” è la capacità di integrare la cultura materiale – ossia l’insieme delle pratiche, tecniche, rituali e oggetti legati al lavoro quotidiano – con una visione estetica e affettiva del mondo. Il lavoro dei contadini calabresi non viene rappresentato in maniera retorica o pietistica, ma con uno sguardo rispettoso e partecipato. Ne emerge un’umanità viva, fiera, legata alla terra non come destino ma come scelta, come modo di essere nel mondo.
Questa visione ha profonde implicazioni antropologiche e politiche. In un’Italia dove il lavoro agricolo è spesso delegato a narrazioni marginali, Morello e Greco ribaltano la prospettiva: il contadino non è figura periferica, ma custode di un senso, testimone silenzioso di una civiltà che ancora resiste. In questo senso, il libro può essere letto anche come un manifesto per una nuova estetica del Sud, in cui la terra non è più vista come problema, ma come risorsa identitaria.
Il ritorno alla lentezza e l’etica della cura. Nelle immagini di “Rossa tra colline e mare” si respira un tempo diverso: un tempo lento, non accelerato, un tempo della cura e dell’attenzione. Ogni scena è sospesa in una sorta di attimo eterno che rimanda alla sacralità dei gesti quotidiani. La semina, la raccolta, la selezione dei bulbi non sono semplici operazioni produttive, ma atti quasi rituali. La lentezza qui è una virtù, un’espressione di resistenza al consumo compulsivo e alla disconnessione contemporanea.
Questa etica della lentezza si inscrive in una più ampia riflessione sul rapporto tra uomo e ambiente. La cipolla di Tropea, coltivata tra le colline e il mare, è il frutto di un equilibrio fragile, di un sapere agricolo che si nutre di tradizione e intuizione. In un tempo di crisi ecologica, “Rossa tra colline e mare” ci ricorda che la bellezza nasce sempre da una relazione rispettosa con il vivente.
Un libro necessario. Nel suo insieme, “Rossa tra colline e mare” è un libro necessario. Non solo per chi vuole conoscere un prodotto d’eccellenza italiana, ma per chi desidera comprendere – con gli occhi e con il cuore – cosa significhi appartenere a una terra, custodirne le radici, trasformare la quotidianità in poesia. È un volume che dovrebbe entrare nelle scuole, nei musei del territorio, nelle biblioteche delle città dove la Calabria è ancora troppo spesso un nome senza volto.
È anche, infine, un atto di giustizia simbolica: dare volto e voce a chi troppo spesso resta invisibile. Perché ogni cipolla rossa che affiora dalla terra è, in fondo, una piccola resurrezione. E ogni fotografia che la racconta è un gesto di memoria attiva, una scintilla d’identità che illumina le pieghe più profonde dell’anima calabrese.
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