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Roma. Da visitare l’area archeologica di fronte al Teatro Argentina

L’Antica Roma vive ancora con i suoi edifici monumentali che sono sopravvissuti ai secoli. Le aree archeologiche dei Roma sono un dono prezioso per gli amanti della storia e dell’arte. I turisti ne rimangono affascinati come quella che sorge di fronte al Teatro Argentina. Il sito è su un livello più basso rispetto alla sede stradale. Ospita antichi templi di età repubblicana. Vicino a questa zona fu assassinato Giulio Cesare nel 44 a.C. E’ uno dei più importanti complessi archeologici dell’Urbe. Sorgono quattro templi indicati con le prime quattro lettere dell’alfabeto. La loro identificazione non è totalmente certa. L’area venne inaugurata il 21 aprile del 1929 da Benito Mussolini.

L’area archeologica Argentina

La denominazione trae origine da Argentoratum, attuale Strasburgo, città di origine di Johannes Burckardt, cerimoniere di Alessandro VI Borgia, noto come il vescovo argentinensis. Egli chiamò Argentina la torre inclusa nel suo palazzo di via del Sudario, attuale sede del Museo Teatrale. Sul finire del IV e l’inizio del III secolo a.C. sull’originario piano di campagna fu realizzato il tempio C dedicato pare alla dea Feronia. Il culto della Sabina sarebbe stato introdotto dopo la conquista ad opera di Curio Dentato nel 290 a.C. Alla metà del III secolo a.C. venne eretto il tempio A. Alcuni studiosi lo identificano con il tempio che Lutazio Catulo, console del 242 a.C., fece costruire in Campo Marzio in onore di Giuturna. Di fronte ai templi A e C furono rinvenute due piattaforme, cui si accedeva tramite quattro gradini, sulle quali erano posti due altari di peperino. L’altare davanti al tempio C è integro. Si legge l’iscrizione che ne ricorda il rifacimento ad opera di Aulo Postumio Albino. Di quello davanti al tempio A, del tutto simile al precedente, si conserva solo la cornice inferiore. All’inizio del II secolo a.C. fu costruito il tempio D, dedicato ai Lari Permarini o, secondo altre ipotesi, alle Ninfe. Dopo il devastante incendio del 111 a.C., fu messo in opera il primo pavimento, realizzato in lastre di tufo e steso sopra uno spesso strato di macerie. A questo piano è legata la costruzione del tempio B, a pianta circolare su alto podio, preceduto da una scalinata fiancheggiata da due guance di tufo dell’Aniene. Viene identificato con il tempio della Fortuna huiusce diei, fondato da Lutazio Catulo, collega di Mario, dopo la battaglia di Vercelli del 101 a.C., che pose fine alla guerra contro i Cimbri. La dedica a una divinità femminile sembra confermata dall’acrolito di cui sono stati rinvenuti la testa, un braccio e un piede, conservati nel Museo della Centrale Montemartini. Nell’80 d.C. un incendio devastò gran parte del Campo Marzio, compresa l’Area Sacra, che subì una trasformazione radicale voluta dall’imperatore Flavio Domiziano. Le macerie furono spianate e al di sopra fu edificato il pavimento in lastre di travertino. Vennero ricostruiti anche il portico settentrionale e gli alzati dei templi. L’Area Sacra sarebbe identificabile nella Porticus Minucia Vetus, edificata dal console del 110 a.C. M. Minucio Rufo, dopo la vittoria sugli Scordisci. Le caratteristiche del sito, privo ad esempio di portici su tutti i lati rendono però dubbia questa identificazione. All’inizio del V secolo l’area conservava, nelle sue grandi linee, l’aspetto assunto con la ristrutturazione domizianea, ma nel corso di questo secolo deve avere avuto inizio il processo di abbandono e trasformazione degli edifici. Per la fase tardoantica si ipotizza che l’area fu occupata da un complesso monastico. Successivamente tra l’VIII e il IX secolo d.C. vennero realizzate imponenti strutture in grandi blocchi di tufo, forse case aristocratiche anch’esse molto sacrificate dalla sistemazione del 1929, che preferì riportare i quattro templi “al primitivo isolamento”, demolendo gran parte degli edifici posteriori che erano stati costruiti tra di essi. Al IX secolo appartengono le prime testimonianze dell’impianto di una chiesa all’interno del tempio A, che nel 1132 fu dedicata a San Nicola. Della fase di XII secolo restano l’abside, decorato con una teoria di santi, il pavimento cosmatesco e l’altare a cippo. La piccola abside, visibile sul lato sinistro della chiesa, è databile al XIV secolo.

Redattore Travel

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